
“Un’isola deserta, un musicista, un microfono. Una dichiarata discriminazione di numero, mai di genere. Dovunque la musicalità porti il suo autore: alla canzone o alla musica astratta, a una linea sola o a più voci sovrapposte. Immagina un autoritratto. Un autoritratto in musica. E poi mettiti in ascolto”. Non poteva essere più allettante la presentazione di una nuova casa discografica che senza mezzi termini espone la sua filosofia operativa, prendendo spunto dalla visione di un microfono e un musicista in solitudine su un’isola deserta. E’ il grande desiderio di Solitunes Records, nata a Torino con un obiettivo preciso, pubblicare solo dischi realizzati in solitudine da unici musicisti. I tre fondatori di Solitunes si esprimono in contesti collettivi, tra improvvisazione, jazz, contemporanea e musica di frontiera, ma conoscono a fondo le potenzialità e il fascino della musica “in solo”: Federico Marchesano e Stefano Risso (entrambi contrabbassisti e compositori) insieme a Francesco Busso (ghirondista attivo in campo folk e grafico).
L’etichetta documenta il percorso interiore, compositivo ed esecutivo di un unico musicista, senza vincoli di genere, alla ricerca della propria voce o del proprio suono, e i primi tre titoli sono una dimostrazione eccellente del lavoro di Solitunes: Tentacoli di Stefan o Risso, The Inner Bass di Federico Marchesanoe La memoria dell’acqua di Enrico Negro. “Solo dischi in solo” è la spina dorsale di una dichiarazione di intenti, accompagnata da un manifesto programmatico: settantatre punti variabili e suscettibili di contraddizioni, eccezioni e negazioni, come il 28-29 (Preferenzialmente i dischi Solitunes possono essere fatti da figli unici di figli unici; I non figli unici dovranno invece pubblicare dischi di un(d)ici brani) e il 50 (Solitunes per i mancini diventa Senutilos), che verranno puntualmente lanciati e commentati sulle pagine web di Solitunes.
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