Annalisa Martinisi è una cantante di origine Campana, celebre per aver ripreso i classici della musica napoletana, traducendoli e interpretandoli in francese. Li arricchisce con nuove armonizzazioni, dando così una nuova anima ai classici napoletani. Definita “Chanteuse Napoletana” ha fatto conoscere la sua voce anche a Nizza, Lione, Tolosa e Parigi, passando dalla Svizzera e dalla Slovenia. Ha inoltre partecipato a vari eventi televisivi della rai, come “Occhio al biglietto”, “Cantainverno”, “Cantare a Napoli” e ha ricevuto molti riconoscimenti e portato a casa molti trofei: primo premio all’Eurofestival dei giovani in Belgio, premio “Master Italia” ad Ischia, “Disco d’oro” a Villa d’Angri”, “Ragazza più” di Piombino, “Verona 2000”, Premio “Papa Giovanni Paolo II” a Pompei e il Premio “Eccellenze Napoletane” ricevuto a Napoli. Annalisa canta i classici napoletani per far comprendere a tutti, attraverso la musica, il nostro modo di vivere e sentire. Il suo lavoro è il risultato di incontri importanti che le hanno dato tanto sia da un punto di vista professionale che umano.
Annalisa quando nasce la tua passione per la musica? E rispetto ad essa i tuoi genitori hanno subito creduto in te e nelle tue doti o all’inizio erano scettici?
La passione per la musica nasce sin da piccola. Ho iniziato ad appena dieci anni e da allora la passione mi ha letteralmente “travolta” e non ho potuto più farne a meno.
Mi ritengo fortunata perché sono stati proprio i miei genitori ad incoraggiarmi nell’intraprendere questa strada. Anzi, seguendo mio padre che è autore e produttore, mi sono trovata quasi naturalmente nell’ambiente artistico.
Dopo il grande successo di “Anime in Viaggio” hai da poco pubblicato il tuo secondo lavoro “Ames En Voyage – Passion”, ci parli del nuovo disco e delle collaborazioni in esso contenute?
Credo che questo sia il disco della maturità artistica: infatti oltre ad essere un lavoro che definisce e sancisce un percorso ben preciso, suggella importantissime collaborazioni con musicisti come Olen Cesari al violino, Dario Deidda al basso, Alberto D’Anna alla batteria, Pietro Condorelli, Adriano Guarino, Paolo Del Vecchio e Caludio Romano alle chitarre, Tony Cercola e Ciccio Merolla alle percussioni, Sasà Piedepalumbo alla fisarmonica, Michele Carrabba al clarinetto e sax, Joe Amoruso al pianoforte. Un momento particolarmente emozionante è stato, poi, duettare in “Malafemmena” con Peppino Di Capri.
Nel tuo percorso artistico avrai sicuramente incontrato gioie e dolori, qual è la gioia più grande e quale più dolorosa che hai incontrato fino ad oggi nel tuo viaggio?
La gioia più grande è guardare gli occhi delle persone che mi ascoltano con entusiasmo.
Il vero dolore è invece il logorio costante provocato dalle difficoltà di riuscire a ritagliarsi un piccolo spazio in un ambiente quasi mai facile da sostenere…ma per fortuna le gioie riescono a superare sempre di più i “dolori”…
Malafemmena, passion, je te vurria vasà… canti i più grandi capolavori che hanno reso importante Napoli, ma quale, fra tutte quelle che canti, senti più tua e non ti stanchi mai di cantare?
Non c’è in realtà un brano in particolare che preferisco. Un po’ perché avendole adattate le sento un po’ tutte “mie figlie”, e si sa, le mamme amano i propri figli in egual misura.
Ma se proprio dovessi essere costretta a fare un torto a qualche “figlia”, tra le mie favorite sicuramente c’è Passione, Maruzzella e O’ Surdato ‘Nnammurato.
Quali sono i tuoi progetti in futuro?
E’ in uscita a breve un nuovo progetto e questa volta è in italiano.
Ho ripreso alcuni classici evergreen italiani e internazionali, riarrangiandoli e reinterpretandoli in chiave jazz e fusion con un pizzico di personalità, ma non mancheranno alcuni brani inediti.
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