LA BESTIA CARENNE: sabato 1 luglio live al NADIR FESTIVAL di NAPOLI

Sabato 1 luglio torna a Napoli la bestia CARENNE per un concerto al NaDir / Napoli Direzione Opposta Festival III, manifestazione organizzata al Polifunzionale di Soccavo. La bestia presenterà i brani del nuovo disco “Coriandoli” uscito lo scorso 24 febbraio per Bulbart con licenza Creative Commons condividendo il palco con Marlene Kuntz, Sula Ventrebianco e Travel Gum (dalle ore 15, ingresso libero).

Il terzo lavoro della Bestia arriva a tre anni dal precedente “Catacatassc’” (2014) e a sei dall’ep “Ponte” del 2011, anno in cui questo animale sonoro dall’alimentazione musicale decisamente onnivora ha iniziato a respirare. Il disco è stato anticipato nei giorni scorsi dal singolo “Le gambe belle”, una canzone sulla sessualità accompagnata da un videoclip che descrive sardonicamente, fra ricette improbabili, sprechi, sangue, succhi, sbrodolamenti e poltiglie, il rapporto fra sesso e cibo nell’era del foodporn.

Artisticamente autoprodotto, “Coriandoli” è stato registrato tra l’isola di Procida, Cuma e il centro storico di Napoli, dove il quartetto ha sigillato nove canzoni imprevedibili, sorrette da una visione del folk spiccatamente obliqua e mescidata fra acustico elettrico ed elettronico, accorpando disparati frammenti sonori e suggestioni assortite in una forma di cantautorato viscerale, che preme sulle costole di chi ascolta immaginando architetture vorticose.

Un approccio, quello de la bestia, perfettamente riassunto dal titolo, con i coriandoli a dischiudere significati nel loro essere “frammenti marginali gettati per terra senza neppure la premura di spazzarli via. L’eco dopo il carnevale, la festa e la beffa, il fuoco e i pupazzi bruciati. Il ribaltamento controllato e momentaneo dello status quo che palesa i rapporti di potere e li manifesta spavaldamente. Ma dopo la baraonda si torna ad essere soli e schiavi ai margini della strada.”

E se col potere ha qualcosa a che fare l’immagine carnevalesca, ciò avviene anche perché “Coriandoli”, pur avvicinandosi solo all’idea di concept album, si muove sulla tematica definita delle prigionie, variandone l’accezione nei modi più differenti: il deserto della vita corporea, familiare, sociale e lavorativa; l’ipertrofia della sfera emotiva e psicologica; la fluidità acida delle sinapsi cerebrali. Lo stato di cattività come motore di un disco che sembra riscattarsi da queste costrizioni con un approccio sonoro sensibilmente libero.

Immaginate se per uno strano scherzo del tempo i cantautori italiani del Folkstudio si trovassero catapultati al Club to Club e viceversa. Ecco, il suono de la bestia CARENNE sta lì. In una dimensione inimmaginabile ma concretizzata da queste canzoni dagli equilibri complessi eppure fertili, dove il suono non è lucidato a puntino ma neanche lo-fi e la bestia si nutre di molteplici pietanze.

Traccia dopo traccia spuntano infatti sequenze elettroniche, casse dritte, ricami di acustica, rimasugli funky-rock suonati in un bar di Kabul degli anni ’70, brevi lande di synth cementizi, bassi che incedono guardinghi, gracidii di elettriche, code di dolceamara indolenza desertica, elementi di musica concreta vissuti come oggetti sonori. Tutto ciò mentre la voce è sempre un po’ inquieta e le parole sono tremori di dolore, rospi sputati, colpi di scalpello, getti di sangue e umori, versi da tenersi stretti. Ogni brano è un tentativo di liberarsi dai lacci che ci legano e impediscono alle nostre vite di fiorire libere e di tornare a respirare un’aria tutta piena di coriandoli.

 

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