Autori Riuniti. La Distrazione Di Dio

Alessio Cuffaro-31052016C’è una nuova, piccola, eppure per molti versi, significativa realtà nel panorama editoriale italiano. Si chiama Autori Riuniti e nel proprio manifesto programmatico, certifica perfettamente i propri intenti e la propria originale unicità. Innanzitutto i libri della casa editrice, si legge, “verranno selezionati e tradotti, editati e corretti, impaginati e promossi esclusivamente da autori”. Si tratta di un rovesciamento di ruoli piuttosto impegnativo e che a prima vista potrebbe suscitare qualche ragionevole perplessità. Eppure, andando avanti nella lettura del manifesto ogni problematicità è affrontata e risolta attraverso, a me pare, una genuina semplicità.

E ad ogni modo, perché no?

Me lo chiedo con convinzione e senza alcuna esitazione. Dopotutto il miglior traduttore è, o dovrebbe essere, anche uno scrittore. Molti traduttori, ai quali sono state affidate pagine, che sono altrettante pietre miliari nella storia della letteratura, erano e sono effettivamente scrittori a loro volta: Natalia Ginzburg, Italo Calvino, Lalla Romano, Pier Paolo Pasolini, Gianni Celati, Cesare Pavese, Eugenio Montale, Claudio Magris, Antonio Tabucchi, Edoardo Nesi, per citarne solo alcuni. E anche un editor dovrebbe essere un po’ – o molto – scrittore anche lui. E molti direttori editoriali o di collana, sono anch’essi autori, lo sapevate? (potrei citare qualche nome a caso di scrittori che lavorano per Editori, lasciando a voi l’onere di scoprire le connessioni: Marco Peano, Nicola Lagioia, Vanni Santoni, Ernesto Franco, ecc.). Tutti poi, senza eccezioni, dovrebbero essere prima di tutto il resto, instancabili lettori, mi sembra ovvio!

E allora? Direte voi, dunque se è così, dove sta la novità di Autori Riuniti?

Sembra una cosa da poco, però in tutti gli esempi citati, l’autore a ben vedere non è mai direttamente l’Editore stesso, ma semplicemente lavora per l’Editore. E proprio qui sta la differenza fondamentale dell’Autori Riuniti. Una differenza che pare sottile e invece è enorme. Una differenza che ovviamente dovrà presto fare i conti con il mercato, ma soprattutto con la qualità dei libri che la casa editrice saprà produrre, per giustificare se stessa e sancire la propria credibilità.

Una precisazione a scanso di equivoci. A dispetto della deprecabile scusa dietro la quale si barricano quei sedicenti editori, che pubblicano a pagamento (ovvero che una piccola casa editrice, specie se esordiente, non potrebbe sopravvivere senza richiedere un contributo all’autore per la pubblicazione) l’Autori Riuniti è una vera e reale Casa Editrice, che paga i propri autori e non il contrario. Una puntualizzazione dal mio punto di vista assolutamente lapalissiana, che però, oggi come oggi, andava fatta: per me d’altra parte, queste copisterie acchiappasogni, non sono realmente case editrici, anzi, fatico addirittura a digerire il fatto che ciò che esse propongono sia effettivamente una pratica legale, figuriamoci se mi sarebbe passato per la testa di parlarvi di una realtà di questo tipo.

Ma come funziona allora questo collettivo di autori auto-pubblicantisi, che però a ben vedere non fa esattamente neanche del self-publishing?

Continuiamo nella lettura del manifesto: “ogni libro, anche qualora fosse di un autore già membro della casa editrice, sarà sottoposto al vaglio insindacabile del comitato di lettura, che deciderà a maggioranza e non sarà necessaria l’unanimità; pratica, quella dell’unanimità e della ricerca di un parere uniforme dei comitati editoriali”, sostengono, sia la “causa di un progressivo appiattimento delle proposte sul minimo comune denominatore”.

Un’affermazione che fa riflettere: se si scorrono i cataloghi dei grandi e medi editori, riguardo alla narrativa italiana, un certo conformismo è senz’altro percepibile. Anche se, a onor del vero, non sono mai mancati (seppur sparuti) esordi interessanti, originali e significativi, anche in questi anni. Persi però nel mare magnum di una narrativa per lo più incolore e molto commerciale, spesso poco valorizzati dagli stessi Editori e certamente condannati all’anonimato presso il grande pubblico (anche perché in Italia il grande pubblico non legge i romanzi).

Continuando a scorrere il manifesto, si legge: “Non esistono membri permanenti del comitato di lettura. A turno ne faranno parte gli autori della casa editrice. Nessun autore può far parte del comitato di lettura incaricato di valutare il proprio manoscritto”.

Ecco! Si tratta di un impegno notevole. Un patto tra gentiluomini, difficile da verificare certo, ma che andava, evidentemente, sancito nero su bianco per essere presi sul serio e sgomberare il campo da qualsiasi equivoco preliminare.

Qui non parliamo de ilmiolibro.it, di Lulu, di Amazon o di Apple iBooks, in una parola di self-publishing, ma appunto di un Editore, che si assume le proprie responsabilità, sia economiche, sia estetiche e culturali; in nessun caso poi, gli Autori Riuniti “saranno costretti a sottoscrivere contratti pluriennali di esclusiva… ad essi verranno corrisposti diritti d’autore più alti della media di mercato… l’autore che aderisce al collettivo di Autori Riuniti, diventa parte integrante del progetto e potrà partecipare, in base alle proprie doti e alla propria professione, alla nascita dei libri degli altri autori, così come gli altri autori hanno fatto per la nascita del suo. Partecipando a un comitato di lettura se ha la vena dello scopritore di talenti… correggendo bozze se è un nemico giurato dei refusi, presentando i libri di altri autori nella propria città se è affetto da un elevato grado di estroversione…”

L’Autori Riuniti nei manoscritti cerca “storia, affabulazione, stile”.

“Non esistono norme tipografiche di collana” decise a priori, ma anche su questo punto, “comanda l’autore”, che ha la più ampia libertà di personalizzare, anche tipograficamente il proprio lavoro.

Richiamando apertamente Collodi, le pubblicazioni saranno declinate attraverso due collane: I nasi lunghi, per la narrativa e Le gambe corte, per la saggistica (più o meno, a dire la verità, giudicando almeno dall’unico titolo per ora disponibile).

 I nasi lunghi consta a tutt’oggi di quattro libri: “Diranno di me – La vera storia di Shaye Saint John”, di Andrea Riccioletti; “Il nome dell’isola”, di Fabio Greco; “La vita va avanti”, di Vito Ferro, “La distrazione di Dio”, di Alessio Cuffaro.

Ne Le gambe corte compare per ora solo “Questo libro si può anche leggere”, Autori Vari: dieci racconti connessi a dieci aspetti tecnici della narrazione per dieci autori: Zardi, Voltolini, Riba, Morozzi, Morandini, Greco, D’Agostino, Debenedetti, Casseri, Bolognesi. Non male, no?

La casa editrice ha esordito con una festa piuttosto raccolta circa un mese fa. Dal 12 al 16 maggio, ha affrontato, con minuscolo banchetto ma maiuscolo coraggio, la 29° edizione dell’impegnativo Salone del libro di Torino, zeppo di editori e autori noti e ora affronta con i propri titoli i lettori con la presenza in libreria e la vendita online delle versioni e-books. Noi, ovviamente, facciamo il tifo per loro.

Prima di scrivere questa recensione, era ovviamente, almeno in parte, necessario verificare se alle intenzioni corrispondesse una certa coerenza e la necessaria professionalità. Ovviamente l’unico modo possibile era attraverso la lettura di una loro proposta. Ed è ciò che abbiamo fatto.

Esce ufficialmente oggi (23 maggio, n.d.r.), nelle librerie il titolo che abbiamo letto e che ci ha definitivamente convinto a rendervi conto dell’iniziativa. Scordatevi ovviamente le pile nelle vetrine e un’infilata di copertine tutte uguali sugli scaffali. Dovrete cercarlo (almeno una copia nelle Feltrinelli di tutta Italia), chiedere al vostro libraio di fiducia, insistere perché ve lo procuri, ma, secondo noi, ne vale la pena. La distrazione di Dio, di Alessio Cuffaro è senza dubbio un esordio solido. E non si tratta neppure di un esordio semplice. E’ un romanzo piuttosto ambizioso, dato l’arco temporale che abbraccia, seppure risolto con una precisione stilistica che rende conto di una maturità espressiva non scontata, per un’opera prima. A Cuffaro interessa soprattutto la storia. Il che significa che gli interessano il tempo e i luoghi, ma soprattutto i personaggi. Anzi gli interessa soprattutto lui, quel Francesco Cassini, che per una distrazione di Dio, alla propria morte si ritrova – ogni volta – a prendere possesso di un corpo nuovo, ogni volta consapevole della propria vita precedente. Alessio Cuffaro si cala così con precisione e puntiglio nella psiche del suo personaggio, per restituirne le emozioni e aprire così un dialogo sentimentale ed empatico con il lettore. A Torino, Parigi, Praga, New York, attraverso tutto il Novecento, Francesco Cassini, sperimenta così molte vite, si adatta, senza adattarsi mai veramente e va avanti con mille rimpianti e altrettante aspettative, come meglio può, barcamenandosi, come ognuno di noi, talvolta negli agi, talvolta negli affanni, di una vita quotidiana, che in ogni caso non gli fa sconti (a parte l’immortalità, ovvio). Colpisce la profonda solitudine di Francesco. Un uomo che ha a disposizione così tanto tempo, costretto a lasciarsi dietro gli affetti più cari, non può che sentirsi infine, profondamente solo.

Non intendo qui addentrarmi in una vera e propria recensione del romanzo di Cuffaro. Non ancora, almeno. D’altra parte io vi ho già fornito molte coordinate. Vi ho parlato dell’Editore e dei suoi Autori (che nel caso specifico sono la stessa cosa). Ora tocca a voi fare la vostra parte. Impersonate quella di lettori attenti e consapevoli. Non rinunciate, quando si tratta di scegliere, a un ruolo attivo e fuori da schemi precostituiti. Scartate, deviate, scoprite. Tra un Feltrinelli e un Einaudi, tra un Minimum Fax e un Giunti, tra un Bompiani e un Rizzoli, leggetevi anche qualche libro dell’Autori Riuniti. Quando ne avrete finito almeno uno, avremo modo senz’altro di riparlarne e di approfondire.

 

 

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