Tarantella nel castello putipù, ci parli del tuo ultimo lavoro discografico?
Nasce, forse anche in modo abbastanza banale, dall’esigenza di raccontare alcune storie di persone semplici, persone comuni che ho incontrato.
Il disco contiene dieci tracce ed è un mix di suoni popolari, ricco di metafore, citazioni ed un pizzico di ironia che copre in un modo anche non troppo velato un po’ di pensieri comuni di queste persone. Abbiamo fortemente voluto suonare, dando poco spazio all’elettronica da computer.
La scelta del titolo, che poi da il nome anche ad una traccia dell’album è una metafora sull’attuale situazione sociale?
Esatto e ci tengo a precisare che “tarantella” è inteso come aggregazione, il castello è invece visto come un premio al popolo ed il putipù è uno strumento popolare che non è stato usato nell’album.
Invece l’italienne che è uno dei singoli che ha anticipato l’album? Giovani italiani costretti ad abbandonare il loro paese. Tu lo descrivi in un modo molto particolare.
Si parla di una persona, che scappa, che fugge dal nostro paese non tanto alla ricerca del lavoro ma alla ricerca proprio della dignità. Ovviamente le radici sono difficili da tagliare e l’unico modo che ha questa persona per tornare è quella di crearsi un mezzo di trasporto molto particolare che è il susseguirsi di citazioni di canzoni che hanno caratterizzato la storia dello stivale.
Nella vera bellezza, uno sfogo contro le apparenze?
E’ un brano che ho scritto in pochissimi minuti, ero in veste di musicista ad una festa di alta società e tutte quelle immagini che mi apparivano erano quella non vera bellezza che noi dobbiamo fare uscire in qualche modo.
Il pilota con i baffi. Un brano autobiografico?
Nel pilota con i baffi parlo dei miei genitori, purtroppo ho perso il mio papà quando ero bambino ed ho usato questa figura del pilota perché lui faceva un lavoro molto simile, era conduttore dei treni. Il pilota per usare una metafora di viaggi, di aerei, di cielo più che altro. Il brano ricade molto di più su mia madre in quanto alla fine uso un valzer per far ricongiungere loro due in modo anche un po’ fiabesco.
Avviandosi verso la fine dell’album troviamo “C’è vita su Marte” un brano che ci fa riflettere sul futuro e di quei momenti ove necessita fare delle scelte importanti e che poi ti condizionano per il resto della vita.
Credere in quello che si fa, se lo si fa in modo vero mostrandosi per quello che si è porta sempre ad una vittoria. Questo porta a pensare anche al domani.
E la musica in questo può contare tanto, è come una terapia. Aiuta a riflettere, a stare bene, a sognare. Come si dive, a volte viene definita il sale della vita.
Margherita Zotti © Copyright Backstage Press. All Rights Reserved