Prendendo spunto dal titolo del tuo ultimo lavoro “Da noi in Italia”, come vanno oggi le cose in Italia?
L’Italia purtroppo è messa abbastanza male, i punti di riferimento in Italia sono sempre troppo lontani dalla bellezza. Esistono troppi aspetti negativi conseguenza della tantissima violenza che esiste nelle società odierne, basta pensare a quella presente nei videogiochi dei ragazzi o ancora nelle fiction che arrivano tutti i giorni nelle case. E’ un Italia che meriterebbe di vivere il contrario di quello che ci fanno vedere, bisogna recuperare la bellezza e non è possibile essere attratti solo dal male. Il mio disco, vuole far riflettere, ovviamente con leggerezza ed ironia, su queste due facce dell’ Italia quella corrotta che ci da continuamente pugni nello stomaco e quella che si deve risvegliare, che deve riflettere e far si che si riparta nel modo giusto.
Nell’album troviamo collaborazioni, come quella con Gigi De Rienzo e James Senese, come è stato collaborare con loro?
Principalmente è stato un po’ come un sogno che si avvera, da giovanissimo ho seguito James Senese, Napoli Centrale, Pino Daniele e lo stesso Gigi De Rienzo che ne faceva parte. Averli nell’album per me e davvero motivo di grande orgoglio, lavorare con loro significa poter avere un linguaggio musicale sicuramente al di sopra della norma. Con la loro esperienza e con la loro personale musicalità si possono raggiungere dei livelli di interpretazione musicale davvero eccezionali che hanno arricchito molto anche il mio modo di vedere e fare musica.
Tra le varie tracce vi è anche “E’ la vita, la vita”, un omaggio al grande Enzo Jannacci?
Assolutamente si , è un omaggio a lui e poi questo brano mi ricorda la mia adolescenza nel senso che ho cominciato a suonare la chitarra con le sue canzoni, soprattutto con “E’ la vita, la vita” che mi ricorda un mio primo concerto, un concerto di quartiere, con la band di quartiere e peraltro in questa band c’era anche – oggi famoso – l’ arrangiatore Adriano Pennino. C’è un doppio legame con questo brano, quello del ricordo della mia adolescenza ma anche il fatto che parla dell’Italia e del filo conduttore narrato nel mio album.
Con “Il commissario Ricciardi”, attraverso le storie di Maurizio De Giovanni ci riporti ad una Napoli degli anni trenta.
Sono un lettore di De Giovanni e nel momento in cui ho letto alcuni suoi libri ne sono uscito pieno di colori, di immagini e non potevo fare a meno di essere ispirato dal personaggio che De Giovanni con la sua grande fantasia e con la sua prestigiosa penna ha creato.
Continuando a scorrere le tracce dell’album incontriamo “Il buongiorno del caffè”, una consuetudine soprattutto dei napoletani che va ben oltre una semplice bevanda.
Si il caffè non rappresenta solo un liquido rigenerante, ma va ben oltre. E’ quasi una filosofia. A napoli il caffè non si beve, non si dice si va a bere un caffè ma a prendere il caffè. Nella canzone ci sono tante immagini che riportano a questa tradizione.
Quali i progetti futuri ed i prossimi appuntamenti?
Ho tanta voglia di suonare, quindi ci stiamo organizzando per fare molti live e poi quanto prima spero di riuscire a fare un musical. C’è un’idea già in parte sviluppata, ci sono già i brani e spero che al più presto riusciamo a realizzare questo mio progetto.
Margherita Zotti © Copyright Backstage Press. All Rights Reserved