BOOMDABASH

Secondo te in Italia com’è l’approccio verso il reggae?

Sembra che in Italia ci sia la musica del ciclico. Ciclico significa che ci sono due brani dove il reggae viene considerato un forte genere musicale di punta, nei due brani successivi la situazione cambia e magari ci si ritrova ad essere l’hip pop.

boomdabash_1Ma questo è un sistema tutto italiano. Dal punto di vista della gente, degli ascoltatori, gruppi come i Sud Sound System e gli stessi Boomdabash sono degli esempi che la teoria dei discografici che dicono che reggae non ha tutti questi numeri non esiste, perché noi grazie a Dio possiamo dire che quando andiamo a suonare a Bolzano o quando suoniamo in puglia per noi è sempre la stessa cosa nel senso che troviamo un grande feedback ed un sacco di gente che ascolta questo genere musicale. Credo che sia molto apprezzato da chi lo ascolta e sbagliando sia sottovalutato dal mercato discografico.

Torniamo al disco, al suo interno c’è un tema che riporta alla terra di origine e forse oggi un po’ comune a tanti giovani. Quel profondo legame che lega alla terra di origine, ma al tempo stesso quella necessità di lasciarla.

Purtroppo il fatto di essere costretti a lasciare la propria terra, nella situazione italiana attuale è quasi un obbligo perché la situazione è quella che è.

Noi siamo salentini, sia anagraficamente parlando che musicalmente e questo per noi è come uno stendardo che quando cantiamo mostriamo con orgoglio.

In più al sud Italia, questo senso comunitario, questo senso di dire “la mia gente è molto più forte” e questo legame quasi maniacale, morboso con la terra penso sia tipico proprio del sud Italia. Io vivo a Milano da circa tre anni, ho vissuto a Torino ed in altri contesti italiani e non ho sentito lo stesso attaccamento o meglio non così forte e prepotente come quello che sento al sud Italia.

Penso che sia una cosa positiva, questo senso comunitario crea come un circuito in cui ci si da tutti una mano, lavorando spesso tutti insieme per risolvere un determinato problema.

Tornando a noi spesso ci chiedono se ci piacerebbe andare a fare musica in un altro paese. Ci piacerebbe poter andare qualche mese, presentare la nostra musica ma poi tornare nel nostro paese anche perché lo dobbiamo a chi ha creduto in noi ed e stato sempre al nostro fianco ed alla nostra musica.

Siete nuovamente in tour, nel precedente avete fatto circa cinquanta concerti, com’è il vostro rapporto con il pubblico?Boomdabash_coversh

E’ un rapporto quasi intimo, nel senso che noi tendiamo sempre a parlare con i ragazzi, li ascoltiamo. Quando i ragazzi ci scrivono sia via web che dal vivo siamo sempre disponibilissimi a risolvere qualsiasi questione; alcune volte ci chiedono delle cose quasi assurde, però noi siamo sempre disponibilissimi nell’accontentarli. Questo succede anche durante i live, nel senso che abbiamo una comunicazione continua con il nostro pubblico e secondo me ciò dovrebbe averla ogni artista al di la del genere musicale che suona.

Il talento e la tua bravura, in questo lavoro rappresentano il 50%, la restante parte è dovuta al pubblico che ti segue e che ti sta ascoltando.

Molte volte si sacrificano per venire ad ascoltarti e quindi chi è dall’altra parte del palco ha quasi il dovere di mostrargli la giusta attenzione e riconoscimento.

Una collaborazione che vi piacerebbe realizzare?

Sicuramente Nina Zilli, anzitutto perché lei ha un back round musicale molto simile al nostro nel senso che il reggae era ed è tutt’ora una parte della sua persona musicale e poi perché al di la di questo penso che la sua sia una delle migliori voci del panorama musicale italiano.

Saremmo veramente felici di collaborarci anche se siamo anche coscienti che avvicinarci ad artisti di questo calibro quando si è artisti indipendenti è sempre molto difficile però potrebbe essere un piccolo sogno nel cassetto che si realizza.

Wanda D’ Amico  for Backstage Press © Copyright 2013-14. All Rights Reserved.

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