“Ruins of Memory” nasce dalla necessità di raccogliere quindici anni di canzoni ricercando una sintesi personale tra le due anime dell’autrice, quella più tradizionalmente legata al country, bluegrass e appalachian dell’America del sud e quella più rock e alternative di matrice europea. Charlie, ugualmente a suo agio col dulcimer e con l’elettronica, trasporta chi ascolta in un mondo in cui Dylan è vicino di casa dei Radiohead, il folk irlandese si suona con chitarre distorte e antico e moderno si intrecciano in un viaggio variegato ma coerente. Ogni canzone è una stazione ferroviaria, un quadro, un film: una porta verso un paesaggio emotivo e sonoro.
Il disco, prodotto al GreenFogStudio da Tristan Martinelli, mixato da Mattia Cominotto e masterizzato da Justin Perkins, è il primo punto d’approdo di una giovane carriera, ma Charlie è già al lavoro sul seguito, che vedrà la luce nel 2018.
TRACK BY TRACK
. The Strength – Il primo brano dell’album dice di come niente valga più, nonostante gli anni e le esperienze, della passione per le cose che si ama davvero fare.
. Superior – Un ottovolante emotivo, sonorità che si alternano tra morbidezze e incisive asperità. È un brano che parla di un cerchio mai chiuso.
. Rosemary – Un quadretto che racconta di una casalinga frustrata e del suo mondo interiore, un contrasto tra il sogno beatlesiano del sound e la prosaica quotidianità della storia.
. Ash and Arrow – Il brano più traditional del disco, con banjo di Marco Ferretti e violino fiddle (un po’ alla Scarlet Rivera) suonato da Antonio Capelli. Quasi la parodia di un western.
. I’d be Glad – Quando il sentimento di un’amicizia o di una storia d’amore non si esaurisce, nonostante pause, lontananze, bivi di vita imboccati.
. Leave – Uno dei brani più potenti del disco, è un inno all’indipendenza, un invito a separarsi dalle figure che ci imprigionano nel limbo dell’apatia.
. Innocent Sweet – Una storia d’amore mai sbocciata né dichiarata che riporta subito alla mente la gioventù, coi suoi buffi e drammatici tormenti d’amore. L’arrangiamento fa eco al testo alludendo a quei sixties in cui anche il pop era giovane e ingenuo.
. Bed Time – Ninna nanna per una domenica casalinga, una giornata di fine inverno che si affaccia alla primavera. La melodia è semplice, come le lullaby più tradizionali, ma trasporta in un magico torpore.
. Cigarette – La storia di una sigaretta che vuole dominare il mondo e che in qualche modo tiene in pugno il povero malcapitato.
. The Road – Ispirato a “La Strada” di Cormac McCarthy: come l’America post-apocalittica del libro qui l’iniziale stesura folk del brano vira verso una pseudo-psichedelia, al tempo stesso acustica/elettrica/elettronica.
. She – ghost track (per chi ancora si ostinasse ad ascoltare i CD) sul respiro, quello che ci mantiene in vita e quello che rende possibile il canto. Più che una canzone, un talismano.
BIO
Carlotta Risso, in arte Charlie, nasce a Genova dove vive fino ai 18 anni. Dopo la maturità artistica è a Milano a studiare arti grafiche, poi a Londra dove perfeziona il suo inglese mentre lavora come decoratrice.
Nel periodo londinese inizia a scrivere canzoni (una delle prime è “Innocent Sweet”, che muterà negli anni fino alla versione contenuta nel primo disco, “Ruins of Memories”), ispirandosi a storie vissute e fantasticate.
Da sempre amante della musica americana, quella tradizionale ma anche quella contaminata da deviazioni indie, nipote di Tito Fontana, compositore e musicista milanese, inizia a suonare la chitarra da piccola e intraprende un percorso di esibizioni live e teatrali.
Partecipa allo storico Festival “Hardly Strictly Bluegrass” di San Francisco, esibendosi con la band “Red Wine”.
Nel 2006 presta il brano “Destiny Never Dies” al cortometraggio “ZERO” del regista Emanuele Cova.
Nel 2007 e 2008 partecipa al “Red Wine Bluegrass Party” condividendo la scena con artisti come il chitarrista di fama internazionale Beppe Gambetta, il chitarrista e produttore Paolo Bonfanti e gli stessi Red Wine.
Nel 2010 suona con Nicola Bottini, leader della band “The Used Cars” e negli anni successivi continua a cercare la sua strada tra il rock e il folk collaborando con diversi artisti, percorso che la condurrà alla realizzazione del primo album in studio.
Le due anime del mondo sonoro di Charlie finalmente si compenetrano grazie all’incontro con il musicista e produttore Tristan Martinelli, che al GreenFogStudio di Genova arrangia e produce, tra 2015 e 2016, “Ruins of Memories”, disco che raccoglie brani lontani tra loro per ispirazione e data di nascita ma che raccontano ciò che oggi, in bilico tra tradizione e modernità, è il mondo artistico di Charlie.
“Ruins of Memories”, la canzone che dà il titolo al disco, è accompagnata dal video diretto da Emanuele Cova con le scenografie di Mario Torre, girato nel suggestivo monastero abbandonato di Valle Christi.
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