CIRQUE DES REVES

ph: Sergio Aletta
ph: Sergio Aletta

“Circo dei sogni” è questa la traduzione del nome del vostro gruppo. Come mai questa scelta?

Il nome deriva da tante cose, nel senso che come circo ci rifacciamo un po’ a quello degli anni venti-trenta, quello del cinema muto in bianco e nero. Il circo dei sogni dovrebbe essere un circo molto particolare, un circo che arriva nelle città e cambia poi la vita dei suoi spettatori per sempre perché fa liberare i sogni dai cassetti impolverati. Questa è un po’ la storia che c’è dietro, che poi è una storia narrata nel primo brano dell’EP che è Magì che introduce e spiega appunto che cosa è il circo dei sogni.

E’ un po’ il messaggio che noi cerchiamo di portare a tutti i nostri live, che è quello di inseguire i propri sogni a prescindere dall’età, dalla condizione sociale e anche dalla fattibilità poi del sogno stesso perché poi è il rincorrerlo che ci arricchisce la vita, non lo so, rende il mondo un po’ più colorato inseguire i propri sogni.

Il vostro stile spazia tra pop e rock, passando per il canto in varie lingue. Cosa accomuna il tutto e come fate a conciliare tutto ciò?

Sinceramente non lo sappiamo nemmeno noi, non ci siamo mai posti un genere da seguire. Un po’ perché siamo sei musicisti che vengono da sei generi musicali molto diversi tra loro e quindi imporsi un genere avrebbe significato  distruggere la personalità dell’uno o dell’altro e quindi non sarebbe stato giusto. Il compromesso che abbiamo trovato, senza poi neanche metterlo a tavolino è stato il lasciar libera la personalità di ognuno di noi e quindi non c’è un limite di genere non c’è imporsi dei cliché o degli standard per cui lasciamo libera la musica e ognuno di noi porta il suo contributo ed alla fine sono tutti contributi legati a generi musicali diversi, però la musica è una alla fine siamo stati noi a racchiuderla in temi per semplificarla ma la musica è una soltanto, la sua magia è proprio quella.

Invece la scelta di cantare in italiano, inglese e francese? Il pubblico come accoglie questa particolarità.

ph: Sergio Aletta
ph: Sergio Aletta

Stessa cosa, nel senso che non ci siamo posti il limite neanche della lingua, il testo è l’ultima cosa che nasce. Prima nasce la linea melodica della voce, nascono gli arrangiamenti fatti tutti insieme in studio, dopo di che ci lasciamo ispirare in base a quello che la musica ci suggerisce ed allora lavoriamo anche con il testo. Ci sono musiche che secondo me riportavano alla Francia, altri si ispiravano all’inglese ed altri all’italiano. E’ una scelta dettata dalla musica.

Il vostro EP è molto ben curato, la scelta dei brani sembra incastrarsi come in un mosaico. Ci racconti come è nato, anche con l’armonia dei colori e l’ordine stesso dei brani?

E’ nato in pochissimo tempo, noi abbiamo provato insieme la prima volta a marzo del 2013 e dopo due mesi eravamo in studio a registrare questo EP. Quest’alchimia che c’è stata da subito tra noi sei, ha poi dato vita a tutti questi pezzi con una velocità impressionante ed oggi stiamo cominciando a registrare l’album con tutti pezzi nuovi, a distanza nuovamente di sei mesi siamo di nuovo in studio, questa è una cosa buffa no? Perché normalmente ci sono dei tempi molto lunghi durante la creazione di un album. Secondo me la musica è quella che unisce, crea è una cosa che va al di là della nostra volontà.

Quali sono i vostri progetti futuri e se state lavorando ad un album completo?

L’album c’è ed è in uscita per fine 2014, progetti futuri speriamo di iscriverci a Sanremo quest’anno, poi chissà magari passeremo le selezioni e poi tanti live varcando anche i confini dell’Italia.

Dopo il lavoro in studio, ci sono i live, i concerti. Qual è il vostro rapporto con il pubblico?

Bellissimo, questa è la parte più bella dell’essere musicisti. La parte più bella è il live, il contatto con il pubblico. Il messaggio che passiamo ai live è sempre quello di rimboccarsi le maniche e rincorrere i propri sogni e cercare di realizzare ciò in cui si crede e tutto questo perché la realtà che ci circonda in questo momento è molto grigia è molto frustrante e sembra un po’ che le persone si siano lasciate andare a questa cosa, ci sia un abbattimento generale ed invece dobbiamo risollevarci e per fare questo ci vuole tanta forza, tanto coraggio e tanta determinazione e questo è quello che facciamo ai live. Però lo facciamo in un modo giocoso, in modo allegro, in modo che le persone comunque si alzino con il sorriso e portino a casa qualcosa di bello, qualcosa di felice. Il live è bello perché ogni live poi è diverso dall’altro, perché dipende dal pubblico, ogni pubblico ti passa emozioni diverse e torni a casa un po’ più ricco, porti sempre a  casa un pezzettino di ognuno di loro sperando di lasciare  a loro un pezzo di te ogni volta.

Wanda D’Amico for Backstage Press © Copyright 2013-14. All Rights Reserved.

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