E SE IL FUTURO FOSSE “ROBOT”? INTERVISTA A DANIEL H. WILSON

Per lavoro e soprattutto per passione, qualche mese fa mi sono imbattuto nel bel cortometraggio di fantascienza “The Nostalgist”, diretto da Giacomo Cimini e che, tra l’altro, ha fatto incetta di premi in tutto il mondo. Giacomo è un regista italiano, che alcuni anni fa ha fondato una società di produzione a Londra. Insomma un “cervello in fuga”, se si vuole assecondare questa locuzione piuttosto abusata e un po’ retorica. Ad ogni modo, dopo la visione del film, ho sentito la necessità di approfondire e sono riuscito a fare due chiacchiere molto piacevoli con il regista, scoprendo che il soggetto di “The Nostalgist” era in realtà l’adattamento del racconto di uno scrittore americano: Daniel H. Wilson. A essere sinceri, fino a quel momento – benché io sia un lettore piuttosto compulsivo – non ne avevo sentito parlare. Eppure Wilson è l’autore del best-seller “Robocalypse”, pubblicato in Italia da Rizzoli; lavora anche per il cinema (attualmente sta collaborando nientemeno che con la società di Brad Pitt) e i diritti del suo “Robocalypse” sono stati acquistati dalla DreamWorks di Spielberg. Ovviamente, per naturale curiosità, ho letto subito il romanzo e ammetto che mi ha colpito. Daniel H. Wilson è uno scrittore visionario, il cui lavoro si inserisce perfettamente nella tradizione del genere sci-fi, da Asimov a Dick, da Crichton a Heinlein. Le sue storie di “robot” sono inquietanti quanto perfettamente credibili, perché Daniel è anche un ingegnere con una specializzazione in robotica, il che, per confezionare storie dell’impatto di “Robocalypse” (e del seguito “Robogenesys”, per ora non ancora pubblicato in Italia), evidentemente non guasta. Daniel è inoltre un ragazzo molto simpatico e disponibile e il suo successo non ha scalfito la sua curiosità e il suo desiderio di confronto. Così gli ho chiesto un’intervista… ed eccola!

Ph.Thomas Patterson
Ph.Thomas Patterson

Quando ho l’opportunità di parlare con autori o artisti, in qualsiasi ambito, la mia prima curiosità è quella di indagare brevemente sulla loro esperienza personale. Cioè, nel tuo caso, mi piacerebbe provare a ricostruire come e quando hai capito che scrivere era davvero quello che volevi fare. Se è stato difficile all’inizio il rapporto con gli editori, oppure no. Tra l’altro tutta la tua scrittura – sia i primi libri umoristici, sia i racconti e i romanzi – è fortemente segnata dai tuoi studi di ingegneria robotica, quindi suppongo che i tuoi studi innanzitutto siano stati caratterizzati da una grande passione per l’argomento, oltre ovviamente alla tua grande competenza in merito…

Sono cresciuto leggendo fantascienza in modo vorace e volevo fare lo scienziato. Ho studiato informatica al College perché nella mia testa programmare era in qualche modo la medesima cosa che dipingere o scrivere romanzi – era comunque un modo per esprimere se stessi. Ma un programma per computer è intrappolato all’interno di un dispositivo, così ho scelto di studiare robotica, perché pensavo mi offrisse l’opportunità di creare qualcosa che poteva anche essere liberato nel mondo. Al termine dei miei studi di robotica ho poi avuto l’opportunità di vendere un piccolo libro. How to Survive a Robot Uprising mi ha catapultato quasi per caso nel mondo dell’editoria. È stato molto divertente trasporre in fiction ciò che avevo imparato all’Università. Alla fine sono diventato un ragazzo che scrive fantascienza anziché fare scienza. E fortunatamente amo entrambe le cose.

Come sai, ho seguito il recente lavoro del regista italiano Giacomo Cimini che con il cortometraggio tratto dal tuo racconto “The Nostalgist” ha riscosso premi a apprezzamenti in tutto il mondo. Credo che a un autore faccia sempre un certo effetto particolare vedere un proprio lavoro adattato in un media diverso dall’originale. Cosa pensi di questo adattamento in particolare? So che sono state trovate soluzioni che non c’erano nel racconto… hai collaborato alla stesura dello script o ti sei affidato totalmente al talento di Giacomo? Insomma come è nata e come si è sviluppata questa esperienza?

Amo ciò che Giacomo ha fatto con il cortometraggio “The Nostalgist”! In primo luogo è stato un onore per me avere una mia storia adattata (e ho potuto constatare in prima persona la quantità di lavoro che occorre per creare un film di qualsiasi lunghezza). Giacomo mi ha contattato di punto in bianco dimostrandomi grande passione e così ci siamo accordati per l’utilizzo del racconto. La sua sceneggiatura era fantastica – ho giusto proposto un paio di piccole modifiche per la versione definitiva, ed era a posto. Giacomo ed io siamo diventati amici nel corso degli anni. A questo punto, mi piacerebbe sviluppare con lui “The Nostalgist” in un lungometraggio, ma dovremo aspettare e vedere…

C’è comunque da parte tua, mi pare, una forte attrazione nei confronti del media cinematografico. Hai già scritto alcune sceneggiature e la tua scrittura, d’altra parte, è profondamente visiva. Mi piacerebbe sapere qualcosa di più sulla tua esperienza come sceneggiatore… Lavori a uno script in modo simile a quando lavori a un romanzo? E il rapporto con i produttori e molto più complicato di quello con l’editore? I mondi che si possono mettere in un libro non sono evidentemente così strettamente collegati a un budget, come i mondi cinematografici… Ne tieni conto quando sviluppi un’idea per il cinema?

Sono grato di essere stato uno scienziato prima di diventare uno scrittore. La scienza è una disciplina altamente collaborativa, proprio come lo è scrivere una sceneggiatura. Durante la fase di studio del trattamento di uno script si vanno combinando molte idee e suggerimenti diversi da molte persone e tutto questo, in ultima analisi, deve passare attraverso il proprio personale prisma per uscire fuori, senza soluzione di continuità, con la propria personale voce. Ogni notazione che si riceve è come un puzzle da risolvere. E no, non considero affatto il budget quando comincio a scrivere per il cinema. Credo sia più facile ridimensionare un’idea, piuttosto che cercare di ampliare qualcosa dopo che è stato scritto.

A questo punto la domanda è d’obbligo… a che punto è veramente il progetto dell’adattamento di Robocalypse per la Dreamwork… o almeno qual è la tua sensazione a riguardo? Stanno davvero riscrivendo la sceneggiatura, dopo il primo stop, come aveva dichiarato Spielberg o la situazione è più complicata? Credo non si tratti di un adattamento semplice effettivamente. La particolare struttura del romanzo e la sua coralità non rendono evidentemente la vita facile a uno sceneggiatore e sicuramente si tratta di un progetto inevitabilmente costoso, ma a me – da fan, più che da addetto ai lavori – piacerebbe un sacco vederlo realizzato…

Lo script di “Robopocalypse” è passato attraverso molteplici stadi di sviluppo e varie riscritture… e i parametri del progetto sono cambiati più volte… sono ovviamente grato che la DreamWorks abbia investito tanta energia e tanta cura nella fase di sviluppo. Al momento però il signor Spielberg è impegnato a dirigere altri due film. Spero ovviamente che possa arrivare presto anche il turno di “Robopocalypse”, ma non posso che restare in attesa…

L’ultimissima domanda è ovviamente sui progetti futuri. Sia cinematografici, sia letterari. Mi ha molto incuriosito il progetto cinematografico “Alpha”, lo sci-fi thriller, da una tua idea originale, che sarà prodotto dalla Plan B Entertainment di Brad Pitt. So che non si può dire molto del progetto in questa fase, ma ad ogni modo scriverai tu la sceneggiatura giusto?

Sì! Sono molto entusiasta di iniziare a lavorare sullo script di “Alpha” per Lionsgate. Il nostro primo incontro creativo sarà a breve… siamo davvero ai nastri di partenza. Mi è venuta l’idea per “Alpha” dopo aver letto “In the Land of White Death” di Valeian Albanov. “Alpha” è un racconto epico sci-fi di sopravvivenza innestato in un mondo naturale e familiare.

Bene. Ti ho già rubato troppo tempo e ti ringrazio ancora una volta moltissimo per la tua disponibilità. Ovviamente continuerò a seguire il tuo lavoro, che trovo molto interessante e stimolante e spero che avremo altre occasioni di confronto, magari, la prossima volta potrebbe essere “live” e non via Email. Grazie mille.

Felice di fare due chiacchierare! Vorrei aggiungere che il mio ultimo progetto si chiama “Mayday! Deep Space” – un’app giocabile, che è anche una storia di fantascienza, per iPhone, iPad e iPod touch. “Mayday! Deep Space” ha una meccanica di gioco unica – i giocatori letteralmente rispondono a un mayday lanciato da un sopravvissuto (su una nave spaziale alla deriva – N.d.R.) e utilizzando i comandi vocali cercano di guidarlo verso la salvezza, ed è disponibile sull’App Store di tutto il mondo!

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