FUMETTO MADE IN ITALY (1 di 2)

Mi sono accorto che su Aces in My Book non abbiamo ancora parlato di fumetti, ma ora, con le interessantissime nuove proposte della Sergio Bonelli Editore, penso sia diventato – piacevolmente – inevitabile. A mio parere infatti – dallo scorso ottobre – siamo di fronte a una nuova svolta della Casa Editrice. Sono passati ormai quasi trent’anni dall’apparizione di Dylan Dog (1986), che nel panorama bonelliano, aveva rappresentato una ventata di freschezza e la prima reale e profonda crepa nella marmorea linea editoriale “avventurosa” dell’Editore; svolta, comunque, come sempre succede, che era già nell’aria, grazie anche a personaggi come Martine Mystère (1982) e – tra le testate classiche, a mio parere, anche Mister No, aveva già, sotto molti punti di vista, mostrato un carattere nettamente segnato da una certa volontà di innovazione. Di lì a poco poi sarebbero arrivati anche Nathan Never (1991), Julia (1998), Dampyr (2000) a popolare un campionario di eroi pop, per certi versi piacevolmente europei, seppure segnati inevitabilmente dalla cinematografia e dalla letteratura, sia a fumetti, sia no, d’Oltreoceano (ma anche d’Oriente, perché nel caso della narrativa disegnata, un occhio dalle parti dei manga è evidentemente altrettanto inevitabile). A onor del vero, da allora, la Bonelli non è stata mai ferma: la Casa Editrice milanese è diventata sempre più permeabile alle novità e la sua monolitica classicità si è pian piano sgretolata, sotto la spinta di piccole – talvolta quasi impercettibili, ma comunque concrete – rivoluzioni. Nel 2005 arrivano le miniserie, nel 2007 i Romanzi a fumetti Bonelli e – almeno per quanto riguarda la testata Dylan Dog, una concessione più “seriale” – seppure con periodicità più lunghe di quella mensile, ai colori (privilegio fino a quel punto riservato in generale solo ai numeri speciali e commemorativi).

fumettiFino al recente ottobre 2015, appunto.

Le novità di cui vi vorrei parlare non sono certo novità nel senso degli autori. In entrambi i casi, infatti, si tratta di scrittori ampiamente collaudati, anzi vere e proprie indiscutibili “glorie” della Casa Editrice: Pasquale Ruju (già Tex, Dylan Dog, Martine Mystere, Nathan Never, la miniserie Demian, ecc. ecc.) e Claudio Chiaverotti (Dylan Dog, Martine Mystere, oltre ovviamente al proprio personaggio Brendon e a tante altre cose sparse).

Il primo impegnato in una nuova miniserie, Hellnoir, il secondo nuovamente nel lancio di un personaggio tutto suo, eroe di una nuova testata canonica, Morgan Lost.

Per adesso parliamo dalla miniserie.

Hellnoir (già nel titolo c’è tutto), di Pasquale Ruju, splendidamente disegnata da Giovanni Freghieri, è appunto un noir paranormale. Proprio così. Perché Hellnoir è una città del peccato, una specie di Sin City, senza sconti, dove si muove l’investigatore privato, Melvin Soul, romantico eroe-antieroe chandleriano (senza dimenticare le lezioni di Hammet e Spillane), ma è anche un limbo, tra il mondo reale e l’Aldilà. E’ abitata da morti di morte violenta e da demoni che detengono il potere a vario titolo (poliziotti, giudici, burocrati). Hellnoir è un unferno di tenebre, abbandonato a se stesso, perché anche Satana deve essersene scordato. A Hellnoir regnano la precarietà, la corruzione, la violenza e la sofferenza. E’ un posto marcio fino al midollo ed è molto facile morire qui, di nuovo, e probabilmente in via definitiva. Demoni sbirri, corrotti, sbranano i malcapitati che non sono in grado di pagarsi la sopravvivenza, bande violente, assetate di sangue, affollano i vicoli scuri, uomini (si fa per dire) assetati di potere e – manco a dirlo – irresistibili e pericolosissime femme fatale.

Parallelamente, poi, c’è anche il mondo dei vivi. Qui è Cassie a indagare: detective di polizia e avvenente figliola proprio del nostro investigatore dell’aldilà. Era una bambina quando ha assistito all’omicidio del suo papà e ne ha evidentemente seguito le orme. Ma c’è anche un’altra cosa: Cassie è in grado di mantenere un contatto, per così dire, “mesmerico”, con lui. All’occorrenza può parlargli e… chiedergli aiuto. D’altra parte le interferenze tra i due mondi non sembrano affatto impossibili e le sorprese non si faranno certo attendere. Una miniserie di 4 numeri. Almeno per ora. Perché non si sa mai, no? A volte le miniserie possono anche servire per testare “mondi” e “personaggi” e Malvin Soul e sua figlia Cassie, avrebbero tutto lo spessore caratteriale necessario per giustificare quantomeno la tentazione… di proseguire.

Guardate infine anche i disegni. Freghieri rappresenta il mondo reale in modo piuttosto classico, ma non fa altrettanto con Hellnoir. Qui l’esasperazione del chiaroscuro rende perfettamente l’atmosfera spettrale della città. Il bianco prende il sopravvento sul nero, le figure sono scontornate (qualcosa di molto simile proprio alla Sin City di Miller) e anche la tipica, quasi ferrea, griglia bonelliana di sei vignette perde qui le proprie inossidabili certezze. Si scompone e si ricompone, gli angoli non sempre coincidono, cosicché il contrasto visivo tra i due mondi è immediatamente visivo, prima ancora che narrativo.

L’altra novità di cui avrei voluto parlarvi è per certi versi ancora più sorprendente. Il nuovo personaggio di Claudio Chiaverotti, Morgano Lost, merita un discorso approfondito e quindi qui mi limiterò a invitarvi a leggerlo… con la promessa però di parlarne approfonditamente il prossimo mese.

Articolo seriale in due puntate?

Perché no, dopotutto è coerente con l’argomento, non trovate?

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