C’è il pubblico delle grandi occasioni al teatro Augusteo di Napoli, è la sera del 30 marzo, seconda tappa della parte italiana del “Love solo piano tour” di Giovanni Allevi, dopo il debutto a Londra, passando per Bruxelles, Parigi, Barcellona e Lugano; dopo l’Italia sarà in Giappone, dove è molto amato. La cosa che colpisce di più è la trasversalità dei presenti, dai bambini agli anziani, con una generale buona presenza di giovani, una cosa che fa bene alla musica.

Il pianista di Ascoli Piceno, classe 1969, diplomato col massimo dei voti in Pianoforte e in Composizione al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano (tra i più tosti in Italia) e laureato con lode in Filosofia, è uno di quei personaggi di rottura in grado di dividere le opinioni. Di rottura perché, pur provenendo da un mondo ingessato, quello della musica classica, si presenta senza la boria e la saccenza che contraddistingue una buona parte di chi fa parte di questa “casta di eletti”, con una certa puzza sotto il naso. Forse il suo peccato originale sta nel suo successo, nella sua popolarità, nel suo essere trattato da rock star, nel suo essere così amato dai giovani, che hanno nei loro I-Pod i suoi brani, insieme a quelli di Lady Gaga o Rhianna… forse è questo che non va giù ad Uto Ughi, uno dei suoi maggiori detrattori; il grandissimo violinista probabilmente non ha mai visto tanta gente entusiasta ai suoi concerti, non ha venduto così tanti dischi in tutto il mondo… chissà!
Di sicuro l’artista marchigiano non è Pollini o Bollani, né tantomeno Jarrett, è infatti Allevi! Ha un suo stile, un suo tocco, un sua riconoscibilità, che affonda in una scrittura semplice, certo a volte prevedibile, ma pulita, senza troppi fronzoli, dove alle scale modali si preferiscono le modulazioni, ricercando la bellezza e l’ispirazione nelle piccole cose, che ad orecchie avvezze a molteplici ascolti possono apparire banali, ma banali non sono; difficilmente si esibisce in virtuosismi fini a loro stessi, ma si avverte che quelle dieci dita di musica ne sanno eseguire tantissima.
Allevi si presenta sul palco dell’Augusteo in scarpe da ginnastica e t-shirt, riccioli sparsi, un sorriso solare e timido insieme; traspare, nel suo mostrarsi bambinesco, una certa ansia, che serenamente riconosce. È emozionato nel vedere tanta gente lì per lui, saluta e racconta, divertito, che 25 anni fa a Napoli ci fu il suo primo concerto, davanti a… 5 persone! Che però fecero per lui un tifo da stadio, ed è lì che capì che la musica sarebbe stata la sua unica ragione di vita.
Presenta quindi il suo concerto, che prevede la proposta dei brani del suo ultimo lavoro discografico, LOVE, uscito nel febbraio scorso e registrato al SAE Institute di Milano; il mastering è stato effettuato nei mitici studi “Abbey Road” di Londra, che hanno visto i Beatles, i Pink Floyd, tra gli altri. L’album è un racconto dell’amore nelle sue varie forme.
Il pianista – scoperto circa 20 anni fa da Jovanotti, che produsse i suoi primi lavori – quindi introduce ogni brano raccontando com’è nato; come “Yuzen”, col quale prende il via l’evento live, composto in una camera d’albergo in Giappone, dove fu costretto a stare a causa della febbre a 39 che gli aveva impedito di andare ad una mostra di decorazioni chiamate appunto Yuzen.
La scaletta del concerto segue quella del disco, infatti viene eseguita “Loving You”, traccia scelta come singolo; suona quindi di seguito “Amor Sacro” (sorta di ballata tra il rock e Bach per pianoforte) e “Asteroid 111561” (l’asteroide che la NASA gli ha dedicato), “The Other Side Of Me”, “La stanza dei giochi” (ispirata dalla nostalgia di un suo ritorno a casa, sentendo il peso dell’assenza dei sue due figli), “It doesn’t work” (espressione che usò un operaio newyorchese che non riusciva a riparare il condizionatore che stava gelando il suo camerino prima di un concerto in America), “Lovers”, “My family” (una della più applaudite, ispirata da una visita della sua numerosa famiglia nel suo bilocale – dove non c’è il pianoforte – milanese; divertente la citazione in musica del suono di una biglia continuamente lanciata contro il vetro di una finestra da parte di un bambino), Asian Eyes (la disperazione in amore, brano molto emotivo), Come with me, Sweetie Pie, L’albatros (ispirato a Baudelaire).
Giunge quindi il momento dei bis, durante i quali si diverte ad uscire e rientrare dicendo “mi è sembrato di sentire bis”; ripropone alcuni brani del suo repertorio, insieme ad una chicca: “Musica in famiglia”, motivetto che Francesco Caccavale, direttore dell’Augusteo e suo amico, gli aveva fischiettato per telefono e che quindi Allevi aveva rielaborato al pianoforte.
L’artista, che ha a più riprese ringraziato il pubblico per il calore trasmessogli, saluta il pubblico di Napoli, che gli tributa un lungo ed emozionato applauso, più svariati mazzi di fiori.
La rock star del pianoforte ha ancora una volta lasciato una traccia profonda nei cuori di molti.
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