Giulia Mazzoni Eataly Live Project

giulia mazzoniDopo esserti esibita, sul palco del Teatro Smeraldo, un tuo brano finisce nella compilation Eataly Live Project. Quali le tue impressioni per essere stata scelta tra centinaia di artisti e sul fatto di essere l’unica donna presente in essa.

Sono ovviamente molto felice di essere rientrata in questo progetto ed essere l’unica rappresentante femminile e l’unica pianista è ovviamente per me motivo di orgoglio anche a livello musicale, perché partecipo in questo progetto con un brano strumentale. Ed è bello che ci sia stata un’apertura verso un brano strumentale, in un progetto di musica pop.

Il progetto proposto dal Teatro Smeraldo, mette la musica al primo posto dando attenzione agli inediti piuttosto che alle cover. Secondo te, progetti del genere, che vanno un po’ controcorrente rispetto alla norma possono essere utili per la musica?

Si secondo me si, è bello che ci siano persone che credono nella creatività ed investono nell’innovazione.

In questo disco è stato scelto di privilegiare pezzi originali e non cover. Investire nella musica, nella nuova musica – intesa come pezzi originali – è sicuramente un investimento non perduto.

Il brano “Where and when?” è una dedica al maestro Michael Nyman ed è un racconto sul come sentirsi vicino accorciando le distanze. Ci racconti un po’ del brano?

Il brano Where and when? faceva già parte del mio album di esordio “Giocando con i bottoni” ed è un brano che nasce e cerca di celebrare l’amicizia e la stima che ho verso questo compositore Michael Nyman. Stima che ho a livello musicale e che ho anche il piacere di avere come amico, purtroppo viviamo l’uno a Città del Messico e l’altro appunto in Italia e non sempre ci vediamo. Ogni volta c’era un motto che usavamo, where and when? Dove e quando ci saremmo rivisti la prossima volta.

Più in generale è una domanda che vuole sottolineare il fatto che le distanze possono essere abbattute attraverso la musica che unisce popoli diversi, culture diverse, linguaggi diversi.

 Secondo te, nella società dei social per eccellenza senza distanze. E’ davvero così o paradossalmente sono maggiori di quelle che appaiono?

Ne parlavo proprio l’altro giorno con un mio cugino che lavora in un parco di divertimenti e mi diceva che qualche anno fa quando finivano di lavorare si ritrovavano la sera alla “vecchia maniera”, tutti si conoscevano, tutti si frequentavano. Con l’avvento dei social il rapporto tra le persone è completamente cambiato, la sera non ci si vedeva più e non si conosceva più nessuno se non attraverso un monitor in modo virtuale. Le distanze sono sicuramente ridotte, ma capita che molti degli amici “reali” si vedono meno in quanto ci si sentono continuamente attraverso i social.

Alfonso Papa  for Backstage Press © Copyright 2013-15. All Rights Reserved

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