Da Grandi a Grandissimo, cosa è cambiato in questi venticinque anni di carriera?
Tante cose sono cambiate. Intanto è cambiato il mondo e la musica con esso: nuove tecnologie, nuovi modi di consumarla, nuovi modi di viverla.
La musica non si ferma, chi ce l’ha nel cuore si inventa ogni volta un modo nuovo per comunicarla alle persone.
Nonostante tutto questo cambiamento, io amo ancora – come si sente dal mio disco – i suoni propri degli strumenti ed anche questa volta, andando controtendenza, ho preferito “alle nuove tecnologie”, utilizzare strumenti acustici, strumenti elettrici, insomma gli strumenti tradizionali ed anche tante persone, tante collaborazioni. Per me tutto ciò è ancora molto importante e non lavoro solo al computer.
Il computer è utile anche a noi, ci permette di lavorare ad esempio con il produttore anche a distanza senza necessariamente andare nello stesso studio.
In questo disco racconto un lungo periodo, ho voluto dare importanza a quegli strumenti che sono stati il mio live motive. Per esempio la parte con gli ospiti l’ho registrata in acustico e molte delle basi addirittura sono state registrate come se fossero dal vivo, una presa diretta degli strumenti suonati tutti insieme, mentre io cantavo il groove.
Anche la parte elettrica è stata registrata durante dei live, mentre le canzoni inedite, per adesso, sono state registrate un po’ come si faceva una volta a tracce separate.
Brani inediti che comunque presentano una caratteristica diversa.
C’ è una maturazione evidente, influenzata anche dagli incontri fatti in questi anni.
Nei miei inediti è confluita la mia anima musicale che si è formata anche dal vivo con sonorità più rock e spinte ma ci sono anche delle aperture verso una generazione successiva alla mia. Per esempio il pezzo che è uscito come singolo “I passi dell’amore” è di un giovane cantautore Antonio Di Martino, bravo che a me piace tanto e che in qualche modo mi fa entrare in un mondo ed in una generazione successiva alla mia.
In questo album hai collaborato con grandi della musica, sono stati scelti da te e perché?
Era tanto tempo che dicevo e dichiaravo che mi sarebbe piaciuto collaborare con delle colleghe senza mai riuscirci.
Poi negli ultimi anni, dopo la collaborazione nel disco con Loredana Bertè e poi con Amiche in Arena, si è creata una certa magia con le ragazze e mi è piaciuta molto l’atmosfera femminile nella musica, diciamo eravamo un po’ una per tutte e tutte per una.
Le hai scelte proprio per i tuoi brani?
Si le ho scelte io perchè sentivo questa cosa nel cuore, ad ognuna di loro ho proposto un brano e loro hanno accettato subito dicendo: “mi piace la canzone che hai scelto per me, faccio quella”.
Loredana è una grande rocker e per la sua attitudine sul palco ho scelto per lei “La tua ragazza sempre”. Sapevo anche che era una delle sue preferite.
Fiorella una persona di spessore, una grande interprete che porta anche degli argomenti più maturi sul palco.
“Un vento senza nome”, un pezzo più maturo, che parla di un cambiamento di una donna coraggiosa, mi sembrava che stesse molto bene con la sua poetica.
Carmen con cui siamo uscite quasi contemporaneamente, ci siamo sfiorate tante volte e per lei mi sembrava giusta “Alle porte del sogno”, una canzone molto poetica, scritta da un poeta del Mugello, Alfredo Vestrini, che mette le parole con una grande maestria.
Come dicevo prima ho sempre uno sguardo aperto alle nuove generazioni e per Levanteche mi ricorda molto i miei inizi, il mio voler essere genuina e diversa, il mio voler essere spericolata ho scelto il mio primo brano “Un motivo maledetto”.
Per quanto riguarda le collaborazioni maschili?
Sananda Maitreya, è inglese, un soul man, una grandissima voce. Mi sono voluta concedere questo regalo, duettando con lui nel brano “Time is on my side”.
Lui negli anni ottanta era un personaggio che metteva assieme pop e soul.
Con la sua voce graffiata quasi femminile accostata alla mia che è così potente abbiamo dato a questo brano un tocco nuovo e forte.
Siccome questo è un disco che celebra anche il mio amore per la musica e visto che il blues e il soul sono stati il mio primo amore ho ritenuto bello anche, grazie al suo aiuto, ricordare questa cosa.
Bollani non poteva mancare, ci si conosce da più di venticinque anni ed abbiamo collaborato tantissime volte. Ci doveva essere altrimenti sarebbe rimasto addirittura offeso.
Con Stefano ci si diverte sempre tantissimo e poi c’è un’ intesa immediata bastano due-tre take ed il pezzo è già finito. Non c’è da starci troppo a perdere tempo. Con lui abbiamo fatto “Amore, amore, amore, amore”.
L’album è strutturato in tre fasi.
Siccome il disco è molto ampio con suoni e proposte molto diverse tra loro, l’ho immaginato quasi come un libro. L’idea dei capitoli permette una comprensione più semplice di tre sound anche molti diversi tra loro.
L’ascolto del disco appare continuativo con una scaletta studiata per fare in modo che il disco stesso scorresse come fosse un libro o un racconto di vita.
Tre capitoli: zero (inedita), uno (insieme), due (a-live). Perché parti da zero e non da uno?
Mi piaceva l’idea che lo zero fosse un po’ come una ripartenza. Ho voluto che ci fossero anche brani inediti, perché non volevo fare solo un album celebrativo, ma mi piaceva metterci anche qualcosa di contemporaneo e dargli un tocco di cose nuove.
Quindi zero, riparto da qua.
“I passi dell’amore”, uno dei tuoi brani inediti. “Niente resta uguale”… “c’è chi si è perduto dentro per cercarsi fuori”.
Il testo di questo brano è di Antonio Di Martino, ma la frase citata è una frase che ho scritto io.
Mi piaceva quest’idea delle persone che escono da una porta per cercare di risolvere i propri problemi. La distrazione, l’evasione, il riempirsi la vita.
Di questi tempi, tante volte, però, ci si dimentica di fare un po’ di introspezione che invece è importante.
E’ molto importante per capire quello che si desidera, quello che dentro di noi non va, quali sono le cose che ci fanno veramente felici e quali ci danno solo un breve piacere che poi sfugge via appena cala il sole.
Questa frase mi sembrava spiegasse bene e fosse un po’ centrale tra la prima parte del brano che è un po’ più descrittiva e la seconda che dice dov’è che andiamo a cercare le nostre soluzioni. Non possiamo cercarle fuori dalla porta o in televisione perché lì fanno solo calcoli per farci diventare consumatori. Alla fine nessuno ci vuole realmente bene, dobbiamo volerci bene noi stessi per primi.
“Lontano da me”, dici: “la strada è solo mia ma scappo via”.
Dipende solo da noi, potremmo avere tutto però poi tante volte fuggiamo alle cose, ci fa paura il dolore, ci fa paura la difficoltà e spesso non vogliamo vedere.
Tendiamo a scappare anche da noi stessi ma le difficoltà si ripresentano e dobbiamo solo avere il coraggio di guardarle in faccia.
Tra l’altro un pezzo molto rock
Si molto rock, infatti questa è scritta da me insieme a Saverio Lanzache è poi il produttore di tutto il disco.
Con Saverio collaboriamo che sono circa sette anni e fa parte anche della band con cui andiamo in giro a fare i concerti. L’energia che viviamo sul palco l’abbiamo portata anche nel disco.
Saverio ci ha messo molto del suo gusto musicale, le chitarre sono sue. E’ un musicista veramente notevole.
Adesso parliamo un po’ di incomunicabilità che oggigiorno ci attanaglia…”Sono qui per te”.
Questo brano parla di questo ed anche del desiderio di stare vicino alle persone che soffrono.
Quando ero ragazzina ricordo che ci voleva veramente poco perché io sorridessi e mi sentissi contenta. Bastava un giro in motorino. Oggi invece vedo tanta difficoltà.
Con questo brano abbiamo portato un progetto di musica all’Ospedale Mayer di Firenze, in un reparto dove ci sono ragazzi che stanno vivendo un periodo un po’ difficile.
Andavamo periodicamente a trovarli portando la musica e cercando di coinvolgerli nel nostro lavoro, stimolandoli a collaborare e mettere qualche parola qua e la nei testi. Sono venute fuori quelle due canzoni “Sono qui per te” ed “Accesa”.
“Sono qui per te”, parla di chi sta vicino a queste persone che hanno bisogno anche solo di consolazione, mentre invece “Accesa” racconta anche un po’ queste emozioni molto forti, che attraversano le persone soprattutto nell’età dell’adolescenza.
Emozioni che però oggi nonostante abbiamo una certa età non riusciamo a comunicare bene con la persona che abbiamo difronte.
E’ un lavoro molto difficile, ci vuole una vita ad avere belle relazioni con le persone perché si fanno tanti errori.
Io sto studiando molto questa parte delle emozioni, perché faccio yoga, non soltanto come esercizi, studio libri interessanti sulla comunicazione ed empatia. Bisogna guardare in faccia alla sofferenza, senza averne paura perché nel momento in cui l’accetti metti luce su un’ombra e la sofferenza diminuisce subito.
In questi venticinque anni non sei mai scappata dall’amore per la tua musica?
Ci ho provato alla grande, per un periodo ho fatto un po’ di altre cose ma la musica mi ha ripresa da altre parti e grazie ad essa sono ritornata con una nuova carica e nuove cose da raccontare.
“Prima di partire per un lungo viaggio”, pezzo del 2003, riarrangiato in maniera eccelsa.
Pensa ancora quanto è bella e quanto è contemporanea questa canzone. E’ una di quelle che preferisco, gliel’ho detto anche a Vincenzo Mollical’altro giorno.
E’ un capolavoro scritto da Vasco Rossi, Gaetano Curreri eRoberto Drovandi. E’ una canzone che in qualsiasi arrangiamento la fai è meravigliosa.
Su questo pezzo gli arrangiamenti sono sempre di Saverio Lanza, il gusto del rock, quello vero, quello che si suona , quello che si sa fare anche dal vivo.
E’ una canzone matura che senza essere pesante riesce a dare un messaggio importante.
E’ un brano che mi accompagnerà sempre.
Sabato 22 Giugno da Riola Sardo, la prima data del tour di presentazione dell’album.
Pietra arenaria, mare, sole, lavanda ed elicriso, nella terra della Dea Madre: sarà questo lo scenario mediterraneo della mia prima data del venticinquennale. Sono entusiasta di partire dalla Sardegna che ormai per me è come una seconda casa, e sono felice di farlo da un posto così suggestivo come il Parco dei Suoni. Che dire? Grandissimo!
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