LA CASA IN RIVA AL MALE

La violenza esercitata dai più forti verso i più deboli è alla base delle regole di sopravvivenza e dell’equilibrio del mondo animale. Nel mondo degli uomini la violenza si manifesta all’interno dei rapporti di coppia, nelle famiglie, nei rapporti quotidiani. Perché la violenza affascina? Perché ci attira? Perché ci fermiamo a guardare come ipnotizzati atti di violenza che si manifestano davanti a noi? Perché la violenza in certi casi è confusa con il piacere sessuale?” La casa in riva al male” prende vita da una semplice e terrificante domanda:” Da dove nasce la violenza?” Come sarà mai possibile convivere con l’idea che la violenza sia l’ennesimo sottile stratagemma della Natura per garantire la conservazione della specie. Come si potrà mai accettare che un bambino debba essere ucciso per proteggere e salvare la sua stessa famiglia.

Ci parli del libro che porterà al Salone del Libro di Torino 2023: c’è qualche episodio legato alla sua genesi?

La casa in riva al male” nasce come pura reazione emotiva al terribile e inaccettabile “caso” di cronaca del 2002, in cui una mattina un bambino fu ucciso nel letto dei suoi genitori con ripetuti colpi alla testa. Io fui molto colpito dalle figure di contorno del caso, al di là della madre: il padre-marito, il fratello del bambino, la psicologa, altre figure esterne, la famiglia della madre molto presente. Per cui ho deciso di provare a capire, attraverso lo sguardo profondo e intuitivo della scrittura, cosa potesse essere successo in quella casa, al di là dei fatti giudiziari e legali, ma provando a scavare nei sentimenti, nei pensieri, nelle emozioni, nelle storie dei protagonisti.

Sì, come in ogni libro, mi interessa scandagliare l’animo dei personaggi, i loro pensieri, le loro emozioni, le loro storie per provare a capire le motivazioni, i comportamenti.

È sempre come una sfida per me, un viaggio nell’ignoto, un’esplorazione.

Nell’invenzione letteraria de “La casa in riva al male” venti anni dopo l’uccisione del bambino un aspirante scrittore trova nella soffitta della casa in cui vive da tempo alcuni fogli manoscritti, che raccontano la storia di quel delitto. Nelle pagine finali del libro viene finalmente identificato il luogo in cui la violenza nasce, proprio all’interno di una famiglia all’apparenza normale e felice, dove il peso della religione, il giudizio degli altri e la difficoltà a sentire amore opprimono e creano sofferenza.

Nel mondo degli animali e degli uomini la violenza si manifesta nelle coppie, nelle famiglie, nei rapporti quotidiani. La violenza affascina, attira. Noi tutti ci fermiamo a guardare come ipnotizzati gli atti di violenza. La violenza è percepita come fonte di piacere nei rapporti sessuali.

Si potrà mai accettare che un piccolo bambino debba essere ucciso per proteggere e salvare la sua stessa famiglia?

A chi si rivolge la sua opera? C’è un intento particolare che l’ha spinta a pubblicare questo libro?

Credo sia rivolto a lettori curiosi ed esigenti, che chiedono a un libro non solo conferme, ma se possibile qualche dubbio e qualche nuova idea.

Lettori che hanno voglia di mettersi in gioco, e che cercano nella lettura nuovi territori.

È la prima volta che partecipa al Salone del Libro di Torino? Se si, cosa si aspetta da questa esperienza?

Io mi auguro di riuscire a incuriosire e spero di avere opportunità di scambio e di conoscenza. Di sicuro ne approfitterò per seguire presentazioni e incontri di altri scrittori, io rimango pur sempre prima di tutto un lettore appassionato.

Cosa rappresenta per lei la scrittura?

Per me scrivere libri, raccontare storie è come immergersi in mondi e realtà sconosciuti, muoversi a tentoni, cercare e ricercare una luce, una guida, provare a capire. Quando si entra in questi luoghi inesplorati non si sa mai cosa si possa incontrare, a quel punto si deve essere pronti ad affrontare qualsiasi realtà, proprio come nella vita. Per questo nei miei libri, sono i personaggi, le storie a definire gli accadimenti, i sentimenti, i pensieri. Qualcuno ha detto che le emozioni umane come l’amore, l’odio, il dolore, la felicità, la paura, sono solo illusioni indotte da visioni del mondo precostituite. Per me la scrittura è come la vita, con tutte le sue contraddizioni e le sue incertezze, solo che magicamente non è più una sola, ma può essere tante. Per questo io penso che scrivere di sé, della propria vita, sia in qualche modo perdere l’occasione di vivere altre vite. 

Secondo lei quali sono i motivi per cui vale la pena leggere il suo libro?

Credo che tutti i miei libri siano rivolti a lettori curiosi ed esigenti, che chiedono a un libro non solo conferme, ma se possibile qualche dubbio e qualche nuova idea. Mi sembra che oggi i libri cerchino di rincorrere un lettore che ha poco tempo, e che non può essere troppo impegnato nella lettura. Per questo serve una scrittura semplice, lineare, e personaggi in cui ci si possa identificare facilmente.

Penso quindi che, se al contrario esistono ancora lettori che hanno voglia di visitare attraverso la lettura luoghi sconosciuti, lettori esploratori, i miei libri potrebbero essere un buon modo per trascorrere qualche ora in mondi ancora inesplorati.

Progetti futuri?

Ho appena finito di scrivere un nuovo libro, un noir-thriller ambientato in Val d’Orcia, dove ho casa, che narra di leggende e di misteri del luogo. Ho iniziato un secondo libro sequel di questo noir nelle campagne toscane. E poi ho come al solito tante altre idee per altri libri, spero di riuscire a scrivere tutti i libri che ho in mente, fino ad ora sono un ingegnere che scrive, ma da grande vorrei fare lo scrittore a tempo pieno.

 

Carmela Bove © copyright Backstage Press. All Rights Reserved

 

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