In Italia il patrimonio artistico-culturale è da considerarsi come uno dei più ricchi e più invidiati da ogni Paese del mondo. Ad ogni periodo storico vissuto si legano personalità che si contraddistinguono per il loro operato e per le loro vicende umane che hanno fatto la storia.
Ci sono stati periodi di fervore e periodi di distacco emotivo nei confronti dell’arte e i momenti più difficili sono stati senza alcun dubbio quelli seguenti alle due guerre mondiali. Interi Paesi travolti da eventi drammatici che hanno cambiato il modo di pensare e di vedere l’arte. Se nel primo dopoguerra c’è una ricerca affannosa nel ritorno all’ordine, nel secondo dopoguerra, si abbandona l’idea di rappresentare la realtà in modo realistico e di progettare le opere su canoni prestabiliti. Cambia la committenza: non è solo il privato a chiamare l’artista, ma anche i musei e i centri culturali. L’esigenza di cambiare, di andare avanti spinge le personalità artistiche ad uscire fuori dai canoni tradizionali per esprimersi e dare qualcosa in più.
Dal 13 febbraio al 26 giugno 2011 presso il Mar (Museo d’arte della città di Ravenna) è in corso una mostra sull’arte italiana del secondo dopoguerra. Una mostra che racchiude opere di artisti come De Chirico, Guttuso, Fontana, Burri, Turcato, Sassu, Afro e altri, che hanno vissuto gli anni dei cambiamenti e probabilmente quelli più duri per poter ripartire.
Tra i più innovativi e rivoluzionari di questo periodo emergono sicuramente Alberto Burri e Lucio Fontana. Entrambi fanno parte di quel movimento chiamato “Arte Informale” sviluppatosi in tutta Europa. Caratteristica principale di questo movimento è il rifiuto per ogni tipo di forma riconoscibile o astratta e tutto ciò che può essere definito razionale. Una forte importanza viene data alla “materia”, la quale diventa protagonista dell’opera stessa. Accostamenti di ogni genere, liberi da ogni canone e da ogni regola: ed ecco che l’acciaio si accosta alla tela, la gomma, il vetro e i sacchi di juta. Sono loro l’essenza dell’opera.
Tra le opere più straordinarie di Burri possiamo ricordare “Sacco” (1952), un misto di colle e juta, “Grande Rosso” (1964), plastica rossa fusa su tela, “Cretto di Gibellina” (1981), colata di cemento sulle macerie della città di Gibellina in seguito ad un terremoto, lasciata asciugare e crepare al sole.
L’operato di Lucio Fontana invece, vede l’innovazione dell’arte sotto un altro punto di vista: andare oltre la tela, oltre lo spazio. Famosi sono i suoi tagli su tele monocromatiche come nell’opera “Attese” (1968), oppure i buchi e graffi su tele ovali come nell’opera “Concetto Spaziale. Fine di Dio” (1963).
Un periodo artistico ricco di cambiamenti, dove i nuovi concetti di fare arte si scontrano con il passato, ma al tempo stesso aprono una strada nuova al futuro.
“Le idee non si rifiutano, germinano nella società, poi pensatori e artisti le esprimono”. Lucio Fontana
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