Lisa Giorè, “Le vie dell’insonnia”

Il tuo album di esordio “Le vie dell’insonnia”. Ci parli di questo lavoro?

E’ un album che ha avuto una gestazione molto lunga: da quando ho iniziato a pensare di volerlo realizzare, a quando poi è diventato reale, sono passati più o meno cinque anni. Dentro ci sono i primi pezzi che ho scritto, ci sono turbinii di pensieri, tanto caos e contemporaneamente tanto ordine, è pieno di chiaroscuri, nebbia, pioggia, polvere e luce che filtra dagli spiragli. Sicuramente è un lavoro che non è facile comprendere al primo ascolto: è un disco bipolare ed egocentrico, vuole attenzione. Ne vado orgogliosa ed il fatto di aver finalmente concretizzato qualcosa che ho desiderato per tanto tempo è già una grande soddisfazione, il fatto poi che questa cosa l’abbia fatta insieme a determinate persone, ai miei occhi la rende ancora più bella: oltre ad Eugenio Giuseppe Arena e Damiano Magliozzi che si sono occupati della parte tecnica, qui dentro ci sono la musica e le idee di Debora Porciello, Leonardo Montalbano e Nicolò Grascelli, che oltre ad essere i miei musicisti da alcuni anni, sono prima di tutto i miei amici di tutti i giorni.

giore_webAnsia, autocontrollo, ossessioni, percezioni alterate della realtà. Sembra lo specchio dei giovani d’oggi. Ha influito lo stato sociale odierno, dal quale sembra non si possa attendere altro che brutte notizie?

Non ho idea di come siano i giovani di oggi da questo punto di vista. La maggior parte dei miei brani sono venuti fuori in un certo modo perché io vivevo una determinata condizione con determinate conseguenze, quando scrivevo pensavo a come mi sentivo io, ero come un pesce dietro al vetro del suo acquario, non facevo parte di ciò che c’era oltre.

Invece se vogliamo guardarlo dal lato opposto, c’è margine per la speranza?

Da un punto di vista strettamente personale direi di sì, il tempo è passato e sono molto più serena di qualche anno fa. Se invece parliamo della situazione sociale odierna, il quadro cambia radicalmente, perché è vero che per tante cose il mondo si è evoluto ed è migliorato, ma credo che queste non siano comunque sufficienti a salvarci dalla deriva generale: prima o poi credo che si arriverà al punto di non ritorno, un confine che una volta superato non ci permetterà di riparare i danni che abbiamo provocato.

Tu sei anche autrice dei brani ed esegui una ricerca molto attenta dei testi. Com’è stato fondere gli stessi con la musica e la melodia?giore1_web

Le parole sono il fulcro di ogni brano contenuto in questo album: la musica viene costruita intorno ai testi, così diventa necessario trovare soluzioni per far girare la parte musicale su un testo con delle irregolarità, delle anomalie, come ad esempio una strofa contenente un verso in più o in meno rispetto alle altre, oppure un verso con una metrica diversa dai precedenti: da qui nascono spostamenti di accenti, variazioni ritmiche e asimmetrie strutturali che sono poi diventati elementi caratterizzanti di questo lavoro.

Parliamo adesso un po’ di Lisa Giorè, chi è e come la musica irrompe nella sua vita?

La musica c’è sempre stata, mia madre era ed è tutt’ora una grande ascoltatrice di radio e dischi, grazie a lei in casa c’era quasi sempre qualcosa che suonava nello stereo. Io mi approvvigionavo dalla sua collezione di musicassette e cd, così ho finito per imparare a memoria le canzoni di Alice, di Battiato e dei Matia Bazar: a quindici anni ho convinto i miei a farmi fare un corso di chitarra, poco dopo ho iniziato con il canto moderno e molto più tardi è arrivato il basso elettrico. Non sono mai stata un’allieva particolarmente brillante in nessuno dei tre campi e ci ho messo tantissimo a sbloccarmi e a mettere in pratica ciò che mi veniva insegnato, soprattutto per quanto riguarda il canto, con cui ho avuto un rapporto conflittuale, perchè era qualcosa che mi piaceva fare, ma che non mi sentivo in grado di fare bene quanto avrei voluto: per tanto tempo la musica per me ha significato anche frustrazione, adesso è una cosa che mi fa bene.

Un tuo sogno nel cassetto?

Sarò banale, la mia risposta è quella che darebbe la maggior parte dei musicisti: vorrei che la mia musica arrivasse a quante più persone possibile e che diventasse anche il mio lavoro.

Margherita Zotti © Copyright Backstage Press. All Rights Reserved

 

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