Massimo Germini

Musicista, compositore, arrangiatore, produttore. Com’è fare musica oggi in Italia?

Si tratta di mettersi nell’ordine d’idee che tutto è cambiato. Oggi è tutto più complicato, il modo di fruire la musica è totalmente mutato, i dischi non si vendono, l’offerta è sconfinata e gratuita, i posti dove esibirsi sono sempre meno e sempre meno disposti a proporre musica originale, la crisi economica investe tutti i settori e con particolare decisione tutto ciò che ha a che fare con l’arte e quindi con il “super fluo”.

massimo germiniInvece com’è cambiata rispetto a quando hai cominciato tu? E se è cambiata, lo ha fatto in meglio o in peggio?

Non credo sia un problema di meglio o peggio, era completamente diverso. La tecnologia ha totalmente rivoluzionato il modo di fare e ascoltare musica, è anche difficile fare paragoni.

 Tu hai collaborato e collabori con tanti nomi importanti della scena musicale italiana. Sei passato dall’ascoltarli a lavorarci assieme. Com’è condividere il palco e confrontarsi quotidianamente con artisti – per citarne uno – come Roberto Vecchioni.

Come ho detto molte volte lavorare a stretto contatto con un intellettuale raffinato e con una cultura sconfinata come Roberto Vecchioni è un continuo arricchimento. A breve partirà il tour che prende il nome dal titolo del suo nuovo libro “La vita che si ama” con rinnovata scaletta e quindi nuove emozioni.

 Grazie alla tua lunga esperienza ed esperto di musica d’autore spesso ti ritrovi in qualità di giurato in importanti rassegne musicali che fanno un po’ da contro altare ai talent. Secondo te ci sono ancora giovani disposti a fare “gavetta” e non cercare la strada del tutto e subito?

Penso che i giovani oggi siano disposti a tutto e spesso sono bravissimi, il problema sono gli spazi dove poter fare ascoltare la loro musica. Bisogna uscire di casa più spesso e privilegiare i luoghi che propongono musica originale, è l’unica possibilità di salvezza.

 Tra le altre cose, sei impegnato in un progetto che mira a diffondere la musica tra i detenuti, Co2. Ci parli di questa iniziativa?

Su un’idea di Franco Mussida (storico chitarrista e fondatore della PFM) in quattro luoghi di detenzione sono state installate speciali audioteche dove i detenuti che lo desiderano possono ascoltare musica strumentale di diversi generi ciascuno dei quali associato a nove stati d’animo prevalenti. La sperimentazione consiste nello studiarne gli effetti. Una volte alla settimana una “specialista” incontra i detenuti per un ascolto guidato, io vado al carcere di Opera. Inutile dire, senza retorica, che è un’esperienza esaltante sia dal punto di vista umano che professionale.

 Quali i prossimi impegni ed appuntamenti?

Il tour suddetto e l’uscita dell’album di Helena Hellwig che ho prodotto e arrangiato e tutto ciò che verrà.

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