Nicola Conte. L’animo Spiritual del jazz italiano

E’ appena uscito il tuo ultimo album “free souls”, tredici tracce fra soul e afro, accompagnate da tante collaborazioni.

Questo disco è un disco che raccoglie una serie di incisioni avvenute a cavallo tra il 2006 e l’inizio del 2011 e poi c’è una fase conclusiva invece alla fine del 2013. Una serie di esperimenti fatti in studio di brani che non erano stati completati ed incisi negli album “Rituals” e “Love & Revolution”.

Era il momento di raccogliere le cose che mi sembravano più riuscite, finirle; ove finirle significava chiamare tutti quei musicisti che in questo momento collaborano con me che si andavano ad aggiungere a quelli che avevano già registrato.

Ho cercato di dare una certa unità al progetto, trattandosi di registrazioni fatte in momenti diversi. Questa omogeneità, almeno nelle mie intenzioni, è legata ad un’idea di apertura a 360 gradi di quello che si ascolta, quindi del soul, del funky, del jazz e si tratta di un album essenzialmente tutto di canzoni, tranne un brano nella versione europea e due brani nella versione giapponese. Quindi tutta una ricerca sulla vocalità, sui testi e tutti i testi ambiscono anche ad avere un certo significato e non essere soltanto dei riempitivi.

E’ un disco molto live, nel senso che c’è stata una post produzione però la parte principale di ogni brano è stata registrata dal vivo con tutti i musicisti insieme, per cui si sente molto il sound della band dal vivo.

nicola-conte-1Nei testi, si respira spesso un riferimento alla Spiritualità ed in particolare allo Spiritual Jazz, come mai questa scelta?

Perché è una delle cose che sto ascoltando di più e nella quale mi riconosco di più ovviamente tenendo presente i tempi storici ed i cambiamenti. Però, io sento una grande mancanza di spiritualità, proprio nella nostra società, nella vita di tutti i giorni, nella vita di ogni singola persona.

Probabilmente anche la musica si è un po’ svuotata, con il passare del tempo, di contenuti più profondi. A me questo non è mai piaciuto, quindi quando tocca a me cerco di andare in contro tendenza.

Musicista ma anche produttore, compositore ed arrangiatore. Hai prodotto molti artisti tra cui Chiara Civello e sei colui che ha portato in Italia Gregory Porter. Ci parli di questo aspetto?

Io sono sempre alla ricerca di nuovi talenti ed è sempre importante avere persone molto motivate quando poi si entra in studio. Così è più probabile che si riesca a creare qualcosa di più originale. Un tipo di emozione che molto spesso non è facile raggiungere mentre si registra. Per quanto riguarda Gregory Porter nell’album precedente a questo ho sentito l’esigenza di incidere un’altra voce maschile oltre quella di Jose James e mi ricordo che eravamo in studio e mi dissero di ascoltare questo cantante che aveva appena pubblicato il suo primo album e si chiama Gregory Porter, appena sentite le tracce dell’album capì che era esattamente quello che cercavo e da li è nata una bella amicizia.

In questo ultimo lavoro si ascolta un altro cantante che si chiama Marvin Parks, lui addirittura non ha ancora inciso un album e secondo me sarà il prossimo Gregory Porter.

La musica, spesso, è un qualcosa di molto soggettivo. Come vedi il jazz, oggi, in Italia?FREESOULS_H1

Il jazz è una musica estremamente soggettiva e sotto il termine jazz poi si raccolgono delle cose che poi hanno molto poco a che vedere l’una con l’altra. Per quanto riguarda il mio gusto personale , in Italia ci sono musicisti straordinari dai più famosi come Stefano Bollani, Fabrizio Bosso, Paolo Fresu se parliamo di una generazione più vicina a me e altri ancora ne stanno venendo fuori Gianluca Petrella è uno dei miei preferiti in assoluto. Dal punto di vista invece della produzione discografica credo che l’Italia tranne qualche rara eccezione non sia ancora a livello degli Stati Uniti o di altri stati europei, credo dipenda proprio di un tipo di approccio alla registrazione.

Nicola Conte è molto conosciuto anche come dj. CD o vinile?

Assolutamente vinile.

Sei di origine pugliese e particolarmente attratto dalle città di mare, che rapporto hai con la città di Napoli?

Un rapporto splendido perché Napoli è una delle città che amo di più. Io sono cresciuto a Bari e la mia casa è proprio difronte al mare, quindi mi ritrovo perfettamente. Poi sono un uomo del sud, apparteniamo a quella stessa cultura pur con le diversità del caso, è una questione di feeling nel senso che comprendo bene il feeling che c’è a Napoli e mi integro perfettamente.

Quali i prossimi impegni ed appuntamenti?

Sto già pensando al prossimo disco, che sarà il più importante in quanto conterrà tutto materiale assolutamente nuovo e per la grande maggioranza materiale originale. Questa è la cosa che mi sta prendendo di più perché è il momento di cominciare a buttar giù le idee e di pianificare un po’ il lavoro.

Poi sto sperimentando intorno ad un progetto elettronico e questo dovrebbe essere un progetto parallelo con cui abbiamo già cominciato a fare dei live, per esempio c’è come ospite Gianluca Petrella.

Sarò sicuramente molto impegnato a presentare il disco di Chiara, che poi dal vivo suonerà con noi, con me e gli altri componenti del gruppo.

E da settembre cominceremo il grosso dei concerti di questo disco ed almeno altre due produzioni importanti che però per il momento preferisco non parlarne.

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