E’ appena uscito il tuo ultimo album “free souls”, tredici tracce fra soul e afro, accompagnate da tante collaborazioni.
Questo disco è un disco che raccoglie una serie di incisioni avvenute a cavallo tra il 2006 e l’inizio del 2011 e poi c’è una fase conclusiva invece alla fine del 2013. Una serie di esperimenti fatti in studio di brani che non erano stati completati ed incisi negli album “Rituals” e “Love & Revolution”.
Era il momento di raccogliere le cose che mi sembravano più riuscite, finirle; ove finirle significava chiamare tutti quei musicisti che in questo momento collaborano con me che si andavano ad aggiungere a quelli che avevano già registrato.
Ho cercato di dare una certa unità al progetto, trattandosi di registrazioni fatte in momenti diversi. Questa omogeneità, almeno nelle mie intenzioni, è legata ad un’idea di apertura a 360 gradi di quello che si ascolta, quindi del soul, del funky, del jazz e si tratta di un album essenzialmente tutto di canzoni, tranne un brano nella versione europea e due brani nella versione giapponese. Quindi tutta una ricerca sulla vocalità, sui testi e tutti i testi ambiscono anche ad avere un certo significato e non essere soltanto dei riempitivi.
E’ un disco molto live, nel senso che c’è stata una post produzione però la parte principale di ogni brano è stata registrata dal vivo con tutti i musicisti insieme, per cui si sente molto il sound della band dal vivo.
Nei testi, si respira spesso un riferimento alla Spiritualità ed in particolare allo Spiritual Jazz, come mai questa scelta?
Perché è una delle cose che sto ascoltando di più e nella quale mi riconosco di più ovviamente tenendo presente i tempi storici ed i cambiamenti. Però, io sento una grande mancanza di spiritualità, proprio nella nostra società, nella vita di tutti i giorni, nella vita di ogni singola persona.
Probabilmente anche la musica si è un po’ svuotata, con il passare del tempo, di contenuti più profondi. A me questo non è mai piaciuto, quindi quando tocca a me cerco di andare in contro tendenza.
Musicista ma anche produttore, compositore ed arrangiatore. Hai prodotto molti artisti tra cui Chiara Civello e sei colui che ha portato in Italia Gregory Porter. Ci parli di questo aspetto?
Io sono sempre alla ricerca di nuovi talenti ed è sempre importante avere persone molto motivate quando poi si entra in studio. Così è più probabile che si riesca a creare qualcosa di più originale. Un tipo di emozione che molto spesso non è facile raggiungere mentre si registra. Per quanto riguarda Gregory Porter nell’album precedente a questo ho sentito l’esigenza di incidere un’altra voce maschile oltre quella di Jose James e mi ricordo che eravamo in studio e mi dissero di ascoltare questo cantante che aveva appena pubblicato il suo primo album e si chiama Gregory Porter, appena sentite le tracce dell’album capì che era esattamente quello che cercavo e da li è nata una bella amicizia.
In questo ultimo lavoro si ascolta un altro cantante che si chiama Marvin Parks, lui addirittura non ha ancora inciso un album e secondo me sarà il prossimo Gregory Porter.
La musica, spesso, è un qualcosa di molto soggettivo. Come vedi il jazz, oggi, in Italia?
Il jazz è una musica estremamente soggettiva e sotto il termine jazz poi si raccolgono delle cose che poi hanno molto poco a che vedere l’una con l’altra. Per quanto riguarda il mio gusto personale , in Italia ci sono musicisti straordinari dai più famosi come Stefano Bollani, Fabrizio Bosso, Paolo Fresu se parliamo di una generazione più vicina a me e altri ancora ne stanno venendo fuori Gianluca Petrella è uno dei miei preferiti in assoluto. Dal punto di vista invece della produzione discografica credo che l’Italia tranne qualche rara eccezione non sia ancora a livello degli Stati Uniti o di altri stati europei, credo dipenda proprio di un tipo di approccio alla registrazione.
Nicola Conte è molto conosciuto anche come dj. CD o vinile?
Assolutamente vinile.
Sei di origine pugliese e particolarmente attratto dalle città di mare, che rapporto hai con la città di Napoli?
Un rapporto splendido perché Napoli è una delle città che amo di più. Io sono cresciuto a Bari e la mia casa è proprio difronte al mare, quindi mi ritrovo perfettamente. Poi sono un uomo del sud, apparteniamo a quella stessa cultura pur con le diversità del caso, è una questione di feeling nel senso che comprendo bene il feeling che c’è a Napoli e mi integro perfettamente.
Quali i prossimi impegni ed appuntamenti?
Sto già pensando al prossimo disco, che sarà il più importante in quanto conterrà tutto materiale assolutamente nuovo e per la grande maggioranza materiale originale. Questa è la cosa che mi sta prendendo di più perché è il momento di cominciare a buttar giù le idee e di pianificare un po’ il lavoro.
Poi sto sperimentando intorno ad un progetto elettronico e questo dovrebbe essere un progetto parallelo con cui abbiamo già cominciato a fare dei live, per esempio c’è come ospite Gianluca Petrella.
Sarò sicuramente molto impegnato a presentare il disco di Chiara, che poi dal vivo suonerà con noi, con me e gli altri componenti del gruppo.
E da settembre cominceremo il grosso dei concerti di questo disco ed almeno altre due produzioni importanti che però per il momento preferisco non parlarne.
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