Il bello che c’è, arriva a distanza di diversi anni dal tuo precedente lavoro di inediti. Possiamo dire che l’attesa è finita?
Assolutamente si, per quanto riguarda i lavori inediti, questo arriva a distanza di dieci anni dall’ultimo. Questa lunga pausa è definitivamente finita, anche perché “Il bello che c’è”, non è un singolo fine a se stesso ma è il preludio di un album che esce a fine ottobre.
Recentemente hai detto che ti ributti nella musica con la voglia di un ragazzino che ha voglia di rimettersi in gioco. Cosa è cambiato in te in questi anni ed in generale nel modo di fare musica?
In questi anni avevo proprio smesso di produrre musica, quasi come una scelta e ciò è dovuto al fatto di aver vissuto una prima parte della mia carriera musicale con enorme motivazione e soddisfazione dovute al fatto che comunque scrivevo delle canzoni principalmente per me, poi quando questo discorso è entrato un po’ nelle logiche discografiche mi sono visto un po’ “distaccato” da quello che era il mio modo di fare musica, non mi riconoscevo, non mi sembrava di scrivere con passione e con cuore. Ed allora non mi piaceva mai cosa facevo e non mi piacevo io quando cercavo di produrre cose nuove.
Nell’album che uscirà ad ottobre, c’è una collaborazione particolare con Rino Gattuso. Ci puoi raccontare come nasce e magari se c’è qualche altra curiosità legata all’album?
Quella con Rino Gattuso è un’opportunità nell’album perché è l’unica canzone non mia nell’album, dedicata ad un amico comune che nella vita ha fatto sia il calciatore, il porterie del Milan e anche si dilettava a scrivere canzoni. Ho convinto Rino a fare questo duetto che è molto bello perché non canta come cantano di solito i calciatori, diciamo tutti in coro, ma ha fatto proprio il cantante “vero” e devo dire anche con risultati strepitosi. Poi nell’album ci sono tante cose diverse, ci sono dodici canzoni, alcune scritte in totale solitudine e nel massimo dell’intimità ed altre, invece, concepite e suonate con la mia band per avere un suono un pochino più potente ed un qualcosa di più estroverso.
Il bello che c’è, in una società come quella attuale ove apparentemente hanno la meglio sempre le brutte notizie, quanto è importante cercare il bello e la positività, magari anche nella musica e con la musica?
Il bello che c’è parla di questo ipotetico viaggio, io sono stato lontano per un bel po’ di tempo e ci sono diverse di cose che sono andato a recuperare per portarle indietro, una specie di viaggiatore, di Ulisse che viaggia in tutti i modi possibili.
Il bello che c’è, è legato a tutto quello che di bello c’è intorno a noi, che a volte andrebbe apprezzato un po’ di più visto che a volte sembra che siamo costantemente presi da notizie sempre negative. No perché queste non esistono e bisogna mettere la testa sotto la sabbia, però non può essere solo la negatività, la paura ed il disagio a comandare in qualche modo dall’alto le nostre vite.
Anzi, credo che apprezzare anche quello che c’è di bello, forse può servire anche per riuscire a fare qualcosa di bello verso gli altri.
Abbiamo parlato di viaggi, terminato il lavoro in studio, tra poco comincerà quello dello promozione e quindi dei live e dei concerti.
Assolutamente, la promozione sarà multimediale e faremo anche una cosa molto particolare, gireremo una specie di documentario che racconteranno un po’ questi dieci anni di silenzio e da gennaio comincerà un piccolo tour teatrale, in dieci città italiane e sarà un modo per riproporsi dal vivo con queste nuove canzoni.
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