Park Avenue. Alibi

A quattro anni dal vostro esordio discografico, in lingua inglese, arriva un nuovo album, questa volta in lingua italiana. Come mai questo cambio di rotta?

Diciamo che quattro anni fa su dieci brani, otto erano in inglese ma quando giravamo per l’Italia, per promuove il disco, suonavamo anche i brani in italiano ed abbiamo avuto delle buone sensazioni. Questo cambiamento è stato un po’ voluto dal tempo, non è stato pianificato o indotto da qualcuno. Quest’ultimo lavoro è prevalentemente in italiano ma contiene dei brani anche in inglese; il grosso, però, è cantato in italiano.

park-avenue-1L’album è stato anticipato da un EP che, in poco tempo, ha avuto grandi apprezzamenti sia dalla critica che dalla diffusione radiofonica. Vi aspettavate questi risultati?

Non ci si aspetta mai niente in realtà, però ci si crede. Abbiamo pensato di fare uscire il disco dopo l’EP “Ossigeno” che è andato molto bene, poi abbiamo fatto uscire il singolo “Non è domani” qualche mese dopo, ed adesso è uscito “Alibi”. L’iter è stato quello che volevamo noi. Nel momento in cui siamo andati a registrare le canzoni eravamo convinti delle canzoni che avevamo scelto e che volevamo registrare, per cui speravamo semplicemente che piacessero e che piacciano sempre.

Nell’album si respira la vostra voglia di fare live, com’è il rapporto con la musica dal vivo e come vi confrontate con il vostro pubblico?

E’ la parte fondamentale perché, se suoni, la cosa che più ti piace fare è suonare e non chiuderti in uno studio di registrazione. Ci piace suonare tanto, è la nostra dimensione perché ci divertiamo tantissimo. In studio suonavamo in presa diretta per cercare di dare questa sensazione di rock, non perfetto, non preciso al millimetro come accade in studio ma a volte anche un po’ ruvido e sporco.

Sia con l’album precedente che con quello attuale, avete fatto tantissimi live anche all’estero e vi è capitato di aprire anche concerti di artisti importanti. Qual è il live che vi ha emozionato di più?park avenue-2

A me personalmente è piaciuto tanto suonare in un festival che si svolge a Praga che si chiama Rock For People e li è stata una grande prova perché dopo di noi c’erano i Massive Attack, c’erano gli The Offspring e nessuno ci conosceva perché eravamo un gruppo che arrivava dall’Italia e nessuno sapeva chi fossimo. Suonare quasi un’ora davanti a gente che comunque è stata ad ascoltarci ed ha apprezzato ha dato una bella iniezione di benzina al futuro della nostra carriera.

In Italia è stato molto bello aprire un concerto di Ligabue, due cose totalmente diverse l’estero ed aprire un concerto di Ligabue. Eravamo in uno stadio ed anche se le persone non erano li per noi ma per Ligabue, sono state molto attente, molto gentili, ci hanno ascoltato, è stata un’esperienza pazzesca perché vedi tutto questo stadio pieno di gente, ti sembra quasi di vedere un poster e non di essere effettivamente li. Ci ha fatto un effetto incredibile.

Oggigiorno è sempre più difficile fare musica, soprattutto in Italia, voi avete optato per la strada classica, fatta di concerti e gavetta. A vedere i risultati raggiunti, possiamo dire che la scelta fatta sta pagando?

C’è sempre un lato positivo ed un lato negativo in tutto, credo. Noi abbiamo scelto così, perché crediamo che la fidelizzazione con il pubblico sia una cosa che si coltiva col tempo, bisogna dare tempo all’ascolto, poi magari all’apprezzamento attraverso i concerti però, una volta che conquisti una persona, non la perdi più. Al contrario quando parti dalla televisione o da un vieni spesso associato alle varie edizioni. Tu partecipi ad un edizione, vieni associato ad essa, sei sulla cresta dell’onda anche un po’ guidato da degli addetti ai lavori che ti fanno fare determinate cose perché bisogna battere il ferro finché è caldo. Per il tempo dell’edizione l’artista si sente realizzato, il riscio, però, sta nel fatto che l’anno successivo c’è un’altra edizione, il pubblico che non ha avuto il tempo di fidelizzare con te si focalizza sui nuovi e tu vieni dimenticato.

Noi non abbiamo fretta, per noi suonare non ha scadenza, non è che dobbiamo diventare ricchi o cambiare vita da un giorno all’altro. A noi suonare piace, punto.

Il vostro rapporto con il web?

E’ importantissimo perché oggi è indispensabile. Noi abbiamo tutto quello che un gruppo dovrebbe avere: sito internet, facebook, twitter, etc.

Noi abbiamo più o meno tutti trent’anni, per cui siamo anche un po’ figli di un’altra generazione, non è così facile anche per noi essere sempre presenti o rispondere ai messaggi e quant’altro.

Diciamo che lo facciamo perché ci piace, anche se non ti nascondo che capitano dei periodi ove non riusciamo a farlo e un po’ ci spiace.

Quali sono gli impegni futuri?

Il 21 giugno faremo l’evento di presentazione del disco a Milano e da li in poi cominceremo a suonare fino a settembre-ottobre in giro per l’Italia, ad ogni modo tutto è riportato sul nostro sito web www.parkavenueofficial.com dove potete dare una sbirciata e rimanere sempre aggiornati.

Wanda D’Amico for Backstage Press © Copyright 2013-14. All Rights Reserved.

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