A Torino, nel weekend dal 16 al 17 aprile, presso l’Oval – Lingotto, architettonica vestigia olimpica, riadattata a centro fieristico e non solo, si parla esclusivamente nerd. Appassionati di fumetti e manga, di serie tv e anime, di saghe cult come Star Trek e Guerre Stellari o di cinecomics in genere, oltre ovviamente ai gamers incalliti e ai fanatici dei giochi di ruolo, tutti si sono dati appuntamento nel capoluogo piemontese, senza rinunciare ad indossare i panni del proprio eroe o villain preferito, oppure semplicemente travestendosi di qualcosa, qualcuno, seppure non ben definito, tanto, a quel che sembra, quel che conta davvero è assecondare il gusto carnevalesco che alberga in ogni adulto o adolescente, così come in ogni bambino.
Non appena ci si immerge nell’enorme padiglione dell’Oval, si resta, a dire la verità, un po’ perplessi. Vicoli di folla, si dipanano tra stand zeppi di gadget dozzinali, che richiamano questo o quel franchise. C’è davvero di tutto: dai Lego a costumi e parrucche dai colori improbabili, riproduzioni (piuttosto brutte) di Katane, così come di qualsiasi lama comparsa in Game of Thrones o nelle saghe tolkieniane.
Ma Torino Comics non si esaurisce affatto nel semplice consumismo compulsivo da gadget. Il programma è interessante. La possibilità di portarsi a casa un disegno, autografato, di un qualche noto cartoonist molto ampia.
Si comincia venerdì 15 aprile con la presentazione del Torino Comics Horror Fest 2016; uno show, a cura dell’ODS (Operatori Doppiaggio e Spettacolo) in cui si gioca con le voci di South Park e il noto autore bonelliano Pasquale Ruju che presenta il suo esordio nel romanzo con il libro Un caso come gli altri.
Ma chi non fosse interessato a questo genere di appuntamenti, può sempre sfogarsi nelle varie aree tornei (di videogames, ma non solo), che percorrono praticamente a ciclo continuo, l’intero orario di apertura.
Sabato si entra davvero nel vivo. Qui, tra vari Cosplay Show, tornei e presentazioni a tema vario e dal carattere più o meno vagamente culturale, spicca il nome dell’attore americano Robert Picardo, per molti il Dottore della serie tv Star Trek: Voyager, ma anche il Richard Woolsey dei vari Stargate (SG-1, Atlantis, Universe).
Domenica, invece, il nome che attira maggiormente l’attenzione, è senz’altro quello dell’inglese Kenny Baker, che, alto 112 cm, è famoso per essere stato il robot C1-P8 dello Star Wars di Lucas. Ma ci sono anche anche alcuni Youtubers che parlano di cinema, come Daniele Valtorta, Andrea Bellusci e Mattia Ferrara, che si raccontano al noto doppiatore Ivo De Palma; c’è lo sceneggiatore bonelliano Claudio Chiaverotti che racconta il “Il ritorno di Brandon”, ma soprattutto il suo nuovo character Morgan Lost e c’è anche la bellissima Kandyse McClure (tra molte altre cose, eroina di Battlestar Galactica) disponibile, come tutti le altre star presenti, a rilasciare la propria firma autografa a chiunque sia uso collezionarne.
Ma diciamolo, i veri protagonisti della kermesse, sono proprio loro. I cosplay, ovvero coloro che partecipano a questo tipo di kermesse, solo per travestirsi in qualche modo. Qui al Torino Comics c’è davvero di tutto: zombie, eroi e supereroi, mostri vari, ragazzine tipicamente shōjo, guerrieri armati di riproduzioni di famigerate lame o di spade e pistole laser. Facce colorate di bianco e rosso sangue, labbra gonfie di rossetto, capelli colorati e impomatati in mille forme eccentriche, che sfidano la forza di gravità.
C’è di chiedersi chi sia veramente questo popolo. Sono davvero dei nerd? Perché ci sono molti giovani e giovanissimi e mi chiedo cosa li abbia davvero portati qui. Sono semplicemente appassionati? Leggono fumetti o romanzi sci-fi e fantasy? Sono gamers, che non mollano il proprio device, nemmeno se c’è un terremoto? Guardano in modo compulsivo le serie tv, scaricando torrent, senza tregua? O magari pensano in qualche modo che in questo genere di cose possa anche trovarsi il proprio futuro professionale? Sono magari disegnatori in erba, amano raccontare storie e le scrivono, pensano di diventare animatori 3d, studiano informatica e pensano di scrivere il codice del videogame del secolo? Mi piace pensarlo. Perché sarebbe davvero bello se non si esaurisse tutto in un gioco un po’ fatuo, nell’opportunità di travestirsi, nel consumismo fine a se stesso. Sarebbe davvero bello se tra questi giovani ci fossero anche i professionisti di domani.