La coppia che scoppia, situazione sempre più presente nella società attuale. “Senza Paracadute”, affronta in modo ironico proprio questa problematica. Come arriva la scelta di trattare questo tema e come mai, secondo te, sono sempre più numerose le coppie che scoppiano?
Senza paracadute è autobiografico, anch’io faccio parte del club, sempre più folto ahimè delle persone che si separano. Quando è successo mi è crollato il mondo addosso, pensavo di non farcela a sopravvivere, poi sono riuscita a rialzarmi e farmi forza. Inizialmente ho scritto la canzone come fosse stata una sorta di catarsi, poi mi sono accorta che il problema non è soggettivo ma oggettivo. Purtroppo molti di noi della nostra generazione “ci sono caduti” ed ho intuito di aver scritto qualcosa di molto più importante da poter relegare soltanto ad un’esperienza personale.
Perché scoppiano le coppie? I motivi sono molteplici, ogni esperienza di coppia gode di una vita propria, ma tutte comunque possono essere ricondotte a due elementi che balzano all’occhio: un grande senso di insoddisfazione e la ricerca spasmodica di stimoli esterni.
In un mondo fatto di illusorie bellezze (e non parlo solo dei culi sui cartelloni che invadono le città), tutto è improntato sui “status symbol”, la famiglia perfetta deve avere un’auto di un certo tipo, la casa pulita e ordinata e i figli sempre sorridenti che mangiano qualsiasi schifezza surgelata gli si prepari. Quando la coppia, quella vera, deve affrontare la realtà quotidiana con le proprie abitudini, molto diverse da ciò che ci è stato indottrinato dai media, è facile che uno del nucleo capitoli, (se non tutti e due) e cerchi lo svago. Chat che imperano, messaggini, selfie. Questa è la società che ci ha portato all’esteriorità. Dagli anni 80 ad oggi le cose sono andate peggiorando. L’individualismo è cresciuto e con tutto il suo business collegato ad esso. I valori sono cambiati rispetto ai nostri nonni (non parlo nemmeno dei genitori, Perché anche loro ormai sono stati influenzati da tutto ciò). L’uomo pensa di risolvere i propri problemi cercando le soluzioni all’esterno, mentre invece le soluzioni si trovano guardandosi dentro. L’insoddisfazione nata in questa era sociale può essere curata solo facendo un percorso interiore, ma non tutti lo comprendono e continuano a comprare il telefonino nuovo, l’ipad nuovo, l’auto nuova (per chi ancora i soldi ce li ha) e ovviamente l’amante nuova.

E’ appena trascorso San Valentino, festa per eccellenza degli innamorati. Questa ricorrenza nasconde ancora qualcosa di vero o come per molte feste moderne è solo occasione per scambiarsi regali?
Per me San Valentino è sempre stata una festa, sono nata in quel giorno. Tutte le feste possono essere vere o finte, dipende che valore diamo noi ad esse. E che cosa desideriamo noi in quel momento, se siamo davvero innamorati il San Valentino lo potremmo vivere come un giorno “normale” Perché tutti i giorni passati con amore si sono trasformati in un San Valentino. Le ricorrenze non sono inutili, ci ricordano che forse dovremmo dare dei valori che non diamo più. Viviamo di fretta, respiriamo la fretta e non siamo più in grado di contemplare la nostra vita e quelle dei nostri cari. Il farsi dei doni, come a Natale, l’abbiamo reso noi consumistico. Quando si dice “basta il pensiero” è un pensiero giusto. Un fiore, un sorriso, possono illuminare le nostre giornate, ma Perché regalarli solo un giorno o due all’anno?
A proposito di regali, il 14 febbraio ci hai regalato il video del tuo “inno dei divorziati”, da te stessa ideato e scritto. Ci racconti come è nato e perché la scelta del 14 febbraio per presentarlo?
Ho scelto di presentarlo il giorno di San Valentino per “mettere il dito nella piaga…” Se la canzone malgrado il tema amarissimo è ironica, il video è comico. A volte grottesco. Parla di una coppia che scoppia in modo “trash”, in ambienti “kitch”, utilizzando momenti cliché Punto il dito sul modus operandi che abbiamo dato alle nostre vite, facendocele delineare in modo indegno da questa società. Il soggetto l’ho scritto io e sono riuscita a realizzarlo con l’aiuto del mio amico Mirko Mirabella, bravissimo fotografo nonché videomaker. Gli attori principali, “la coppia che scoppia”, Letizia Gori e Jack Gallo, due attori eccezionali, sono riusciti a creare proprio quell’ambiente grottesco e dissacrante che però fa scoppiare come una bomba la risata fragorosa. Credo che l’ironia e la comicità possano avere davvero molta più presa e comprensione da parte del pubblico e se la bellezza salverà il mondo, l’ironia salverà l’universo! Piangersi addosso non aiuta certo ad rialzarsi. Il mio “inno dei separati” è anche un modo per dire alziamoci e proviamo a capire dove abbiamo sbagliato, ma soprattutto iniziamo a volerci bene davvero. A smettere di fare le cose tanto per farle Perché ce le dicono gli altri.
Tu credi nell’amore?
Io credo nell’amore. Non mi sarei sposata se non ci avessi creduto. E malgrado l’esperienza ci credo ancora. Credo però che si debba prima imparare ad amare se stessi e poi gli altri. Annullarsi non fa bene a nessuno dei due. L’equilibrio è probabilmente la parola che dovrebbe essere sempre affiancata alla parola “coppia”, ma non è facile ottenerlo. Si deve lavorare molto su se stessi.
La musica è stata sempre presente nella tua vita, ma hai familiarizzato anche con altre forme di arte: ballerina, cabarettista, modella, attrice. Quando hai capito che la musica poteva avere la meglio?
E’ la musica che mi ha scelto. Mi sono fatta trasportare dalla corrente e dall’armonia che questa mi regala. Ma anche gli altri modi di fare arte o spettacolo non sono spariti dalla mia vita, anzi, tornano ciclicamente. Da adolescente volevo fare la regista ed ecco che ora scrivo gli storyboard dei miei videoclip. Molto probabilmente in un futuro prossimo riprenderò il cabaret formando un trio con miei amici e lo stesso cabaret, anche se non proprio puro nel suo genere, lo ritiro fuori ogni qualvolta vado in scena col teatro canzone. La danza l’ho messa da parte perché con l’età gli acciacchi si fanno sentire e ballare seriamente è diventata una tortura! Ok, non sono Matusalemme, però gli anni si sentono se non rimani allenata!
Senza paracadute è il terzo singolo estratto dall’album “Vally Doo”, ci presenti un po’ meglio l’album?

Sono 9 tracce di cui 8 fresche fresche uscite dalle penne e dalle meningi mie e dei miei amici: Vigù, William Manera e Francesco Cavaliere. L’unica cover è il Tempo di Morire di L. Battisti e Mogol. L’album vanta collaborazioni con Iskra Menarini, storica corista di Dalla, Bruno Mariani, produttore artistico di Dalla, Bersani e Carboni e Teo Ciavarella, grande pianista jazz conosciuto molto bene anche all’estero. E’ un viaggio attraverso le musiche che mi piacciono, lo swing, il blues e il pop con qualche influenza dixiland, rock e fusion. Dalla prima canzone che porta il titolo all’album “Vally Doo”, passando per l’allegria e la leggerezza in “Tra i colori dell’amore”, “When it comes to music” e “Senza paracadute”, giunge a sonorità più intime in “No Lies”, “I’ve been so blind”, “Ad ogni costo” e “Nebbia”, ritornando poi con una forte presenza rock nella cover di Battisti. Sono prismatica, e questo album mi rispecchia appieno, coesistono tante Valentine in me, nessuna prevarica l’altra, ma interagiscono tra loro. Questo album fra l’altro mi sta dando tante soddisfazioni, sono arrivata prima in classifica con il primo singolo “Tra i colori dell’amore” questa estate nella chart.”Absolute Beginners Radio Air Play ”rimanendo nella top ten della stessa chart per 4 mesi e mezzo.
Inoltre con “Vally Doo” secondo sigolo, siamo rimasti due mesi e mezzo nella top ten delle canzoni italiane indipendenti nella chart di Repubblica XL. Adesso con “Senza paracadute” dopo soli 4 giorni di messa in onda è entrato in classifica internazionale di Radio Air Play al 34° posto e 6° nella nazionale di Repubblica XL. Posso solo migliorare, che dite?
Per chi fa musica, c’è un altro grande momento. L’incontro con il pubblico. Qual è il tuo rapporto con il palco e con i tuoi fans?
Il rapporto col palco e col pubblico è di energia pura e divertimento. Sul palco mi sento a casa mia, anche quando sono influenzata, e succede purtroppo che non sei sempre al massimo. Sul palco per magia tutto si risolve la carica di adrenalina ti da anche la voce che in quel momento non avresti avuto e vai. Scendo dal palco che ne farei altri due di concerti dall’energia che mi da la gente. Si potrebbe dire che il palco è la mia droga, spero che non mi arrestino per questa affermazione!
Quali i progetti futuri ed i prossimi impegni?
Prima di tutto il mio progetto principale è divertirmi e far divertire. Tutto ruota intorno ad esso. Potenzialmente l’album avrebbe anche altri singoli, ma non decido da sola. Vedremo per questo. Intanto mi gusto i live e la promozione di questo album e si vedrà cosa porterà la musica, mia musa, mia compagna, mia vita. Sicuramente ci divertiremo!
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