Zois

Zois, il vostro ultimo lavoro non segue uno stile musicale unico, ma spazia piacevolmente tra diversi generi: pop, rock, elettronica. Come definiresti il vostro sound?

Faccio sempre molta fatica ad individuare un’etichetta per il nostro tipo di suono, mi piace molto la definizione che ha dato il nostro batterista “industrial pop”, un po’ perché alcune fasi dell’elettronica richiamano al mondo “industrial” dal punto di vista musicale, ma anche perché mi piace il termine “industrial” proprio per il significato di industriale sia per come è stato fatto questo disco, sia per i rumori che ci abbiamo messo dentro, che richiama la rumoristica del lavoro, pezzi di legno, pezzi di ferro.

zois 1Tra le varie tracce troviamo oltre alla cover di “Oro” anche un brano scritto in collaborazione con Mango. Puoi raccontarci un po’ questa esperienza e soprattutto cosa vi ha lasciato?

E’ stata una fortuna enorme ed una grande opportunità che abbiamo avuto. La cover è nata in maniera molto irrazionale, stavamo cercando una cover da inserire nel nostro disco e volevamo dare una sorta di passepartout per le persone che ancora non ci conoscevano ed abbiamo pensato di riprendere una canzone di dominio pubblico, possibilmente lontana, almeno in apparenza, da quello che è il nostro modo di suonare e la scelta è caduta su “Oro” perché aveva queste caratteristiche e perché essendo una grande canzone, come tutte le grandi canzoni non finisce di dire tutto quello che ha dentro con un solo arrangiamento per quando splendido e sufficiente nella sua bellezza. Ascoltandola insieme abbiamo visto che c’era un angolo su cui ancora non era caduta la luce e lo abbiamo sviluppato da un piccolo passaggio della canzone originale, rovesciato e dato risalto più al carattere controverso del desiderio rispetto a quello che emerge nella versione originale. Questa cosa è piaciuta molto a Mango, che era un grande sperimentatore e che amava molto la ricerca. Per noi è stato bellissimo, innanzitutto ad avere l’approvazione e la fiducia, che è una cosa molto rara oggi specie in ambito artistico e quando ci si cammina ad alti livelli.

E’ stato un incontro molto bello anche dal punto di vista umano e quello che ci portiamo dentro ed è rimasto è quello di essere sempre fedeli e sinceri con noi stessi e con il nostro pubblico che è quello che ci ha insegnato Mango.

Tornando a quanto dicevi prima, anche la grafica richiama molto all’ambiente industriale, il significato è da ricercare nel tipo di musica o c’è un significato particolare?

L’idea è nata da li ed anche la grafica è stata ideata coerentemente in questo senso. Esprime molto il nostro modo di intendere la musica, molto legata alla vita quotidiana. Come autrice, poi, non ho mai considerato la musica come un’ispirazione che arriva dall’altro mondo, per cui non la vedo solo limitata agli strumenti musicali ma di tutti gli oggetti che possono produrre musica. Questo concetto cerchiamo di tenerlo sempre presente sia nel modo di confrontarci come musicisti, sia negli arrangiamenti e nelle cose che abbiamo utilizzato. Ci piace molto un artigianato, che parte dalle cose piccole, nel tentativo di esprimere le emozioni grandi.

Il vostro album è strato prodotto da LullaBit, un’etichetta giovane che ha scommesso sui giovani. Forse una scelta controcorrente ma che a vedere i risultati sembra aver premiato? Vi aspettavate tali risultati?

Sul fatto di aspettarcelo, potremmo dire sia di si che di no, nel senso che siamo stati sempre molto convinti del tipo di lavoro e percorso intrapreso, per cui da un lato abbiamo sempre pensato che questo tipo di musica potesse arrivare alle persone. Dall’altro siamo tutti consapevoli delle difficoltà del mercato per cui ci aspettavamo anche un riscontro minore. Fortunatamente è andata bene, per cui è stata premiata la nostra scelta ed è stata premiata la scelta dell’etichetta.

Com’ è il vostro rapporto con il pubblico?

Bello, come dire la vita musicale è proprio divisa in due; c’è il lavoro in studio che poi è preparazione per il contatto con il pubblico per cui lavori e che sono le persone che ti ascoltano. Internet, Facebook, rappresentano un palco aperto da dove si possono raggiungere le persone in maniera continua e diretta. Stiamo lavorando all’allestimento del live e ci piacerebbe portare questo disco in giro in più forme per cui stiamo facendo quasi delle riscritture. Una sorta di gioco aperto da fare col pubblico , secondo noi è bello vedere che le canzoni possono avere tante vite.

Quali invece i progetti futuri?

Si stiamo già lavorando al secondo disco, anche se ancora non sappiamo se sarà un disco vero e proprio o dei brani che verranno pubblicati come singoli.

Margherita Zotti © Copyright Backstage Press. All Rights Reserved

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