Marco e Sergio, sono il proprietario di una birreria e un avventore (apparentemente) qualsiasi, che di mestiere fa il professore in un Liceo. Al bancone del bar, con la complicità dell’alcool che favorisce l’intimità, i due parlano di tutto: di vita, di idee e di Francesco, il figlio di Marco nonché alunno di Sergio, che, pur non apparendo mai, piano piano diventa un terzo protagonista, la cui assenza sulla scena, come sottolinea l’autore, «illumina tutto il testo».
Otto birre che scandiscono le tappe di un’appassionante percorso, perché «il dialogo tra i due protagonisti – come spiega lo stesso Laudadio – diventa una ricerca di verità, dentro i turbamenti che la conoscenza sempre impone, specie se l’oggetto del proprio interesse è qualcuno per cui provi amore. E ad ogni svelamento una porzione di quell’amore viene messa alla prova. Fino alla prova finale e alla conoscenza più difficile: quella di se stessi». In un’atmosfera a metà tra riflessione seria e delirio etilico Andrea Renzi e Tony Laudadio, qui anche autore e regista, ci offrono una rappresentazione acuta e brillante della complessità dei rapporti umani.
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