DANIELE SEPE IN CONCERTO

DANIELE SEPE arriva a Roma per presentare il suo nuovo lavoro, dal titolo A NOTE SPIEGATE. E’ Il venticinquesimo per questo straordinario artista che fa di ogni disco un capitolo a se, sia per generi attraversati, che per sentimenti che esprime di volta in volta. Nella sua carriera c’è un Premio Tenco (con Lavorare Stanca, nel 1998, targa Tenco come miglior lavoro in dialetto), dischi scomodi, suite orchestrali, musiche medievali, jazz, rap, funk, blues, musica tradizionale. E’ indefinibile, sfuggente per spirito e sostanza a qualsivoglia etichetta.

A NOTE SPIEGATE è il nome che Sepe ha dato a una serie di dieci incontri, o se preferite laboratori, tenuti tra il 2013 e il 2014 a Napoli, nei locali di Intra Moenia, continuando poi a Caserta, al Jarmush Club, e all’Università di Salerno. Dieci appuntamenti in cui insegnavamo al pubblico, fatto di semplici ascoltatori o di musicisti curiosi, a riconoscere emotivamente tonalità maggiore e minore, accordi di tensione o di riposo, scale, stili e strutture del jazz, ma anche a seguire la partitura di un brano imparando a distinguere la battuta, il segno di ritornello e marcare con un bel “Uè” collettivo l’inizio di ogni chorus o l’attacco del bridge.

In questi incontri, spesso a tema su un compositore in particolare o un periodo, Sepe e i suoi musicisti parlavano e suonavano tantissima musica. Parte di quello smisurato repertorio è finito fra le tracce di questo disco.

A NOTE SPIEGATE –  DANIELE SEPE ILLUSTRA IL DISCO

A NOTE SPIEGATE è il nome che abbiamo dato a una serie di dieci incontri, o se preferite laboratori, tenuti tra il 2013 e il 2014 a Napoli, nei locali di Intra Moenia, che ha il merito di aver trovato il bel nome, continuando poi a Caserta, al Jarmush Club, e all’Università di Salerno. Dieci appuntamenti in cui insegnavamo al pubblico, fatto di semplici ascoltatori o di musicisti curiosi, a riconoscere emotivamente tonalità maggiore e minore, accordi di tensione o di riposo, scale, stili e strutture del jazz, ma anche a seguire la partitura di un brano imparando a distinguere la battuta, il segno di ritornello e marcare con un bel “Uè” collettivo l’inizio di ogni chorus o l’attacco del bridge.
Insomma svelavamo il jazz per quello che è: suono legato all’emotività dell’animo umano e naturalezza della musica, spesso invece considerata materia esoterica, per pochi eletti o per signori un po’ pazzi in contatto col creatore.
Prima di tutto però si raccontavano le storie, i contesti, in cui chi ha dato vita al jazz viveva e lavorava.
Scrostata la patina radical chic in cui si crogiola il mondo ultra professionale del jazz di oggi – pensiamo ai concerti di Keith Jarrett, dove è proibito fumare anche all’aperto, scattare fotografie e addirittura tossire – abbiamo riscoperto una musica profondamente popolare, messa a punto e portata allo stato dell’arte da uomini e donne al cui tavolo difficilmente, nella gran parte dei casi, sceglierebbe di sedersi il borghese e compassato pubblico del jazz di oggi.
Criminali, spesso, di sicuro gente da bassifondi e suburra, ladri, magnaccia, truffatori, a volte ex assassini, in ogni caso gente che proveniva dal sottoproletariato urbano e non nordamericano. Una musica nata nel peggior quartiere di New Orleans, Storyville, l’unico in cui bianchi e neri avessero contatti, il quartiere delle bische e dei lupanari.
Storie di gente che a volte è morta poverissima, pur avendo creato magnifica musica che ancora oggi, a distanza di più di cento anni, si esegue, e dischi che ancor oggi si vendono. Come King Oliver, anche lui ex galeotto, che mise la tromba in bocca a Louis Armstrong e che morì per un ascesso dentale, privo del dollaro e mezzo che l’avrebbe salvato. E ancora, pensiamo a Thelonius Monk, che componeva nel suo piccolo appartamento,  condividendo il poco spazio con moglie e figli,  con il Baby Steinway messo proprio a fianco del frigorifero, mentre i figli guardavano cartoons e dalla strada arrivavano – non vivevano certo in un attico – i suoni della strada, e tutto quel casino entrava nella sua mano sinistra e nella sua maniera di accompagnarsi, con quei cluster che somigliano più a clacson di automobili che a dotti e armoniosi accordi.
O come quelle di Mingus, che per vivere faceva anche il pappone, mestiere molto in voga ad esempio nelle grandi orchestre, che quando giravano gli States per allietare i balli di fine anno nei grandi college avevano l’abitudine di portare nei loro grandi bus le ragazze da vendere ai giovani virgulti della buona borghesia americana.
Raccontavamo di locali come il Cotton Club, dove si esibivano musicisti del calibro di Duke Ellington o Cab Calloway, proprietà di Al Capone. Un criminale, ma con meno morti sulla coscienza del Nobel per la pace Obama. In quei dieci incontri abbiamo suonato ed analizzato brani di Thelonius Monk, Charlie Mingus, John Coltrane, Sonny Rollins, Bill Evans, Wayne Shorter, Herbie Hancock, Keith Jarrett, Chick Corea, Miles Davis, Hermeto Pascoal, Gato Barbieri, Joe Zawinul, Frank Zappa fino ad arrivare ai Led Zeppelin, Jimi Hendrix o Bob Marley.
Più di ottanta brani, tra i quali ne abbiamo scelti alcuni che vi riproponiamo qui, sperando un giorno di incontrarvi di persona per potervi raccontare qualche altra storia tra un assolo e l’altro.
Buon ascolto

DANIELE SEPE – BIOGRAFIA

Daniele Sepe è la napoletanità che si fonde con il jazz, il funk, le melodie mediterranee, il rock, il rap, in una contaminazione continua dove la vivacità e la forza dei suoni si accompagna ad una sentita critica sociale che non disdegna anche il gioco dell’ironia.
La carriera artistica del poliedrico artista napoletano parte nella seconda metà degli anni ’70 con il gruppo operaio di Pomigliano D’Arco E Zezi insieme al quale incide e suona per alcuni anni. Nel frattempo gli studi sul flauto si concludono con un diploma al conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli; ma il vero amore è il sassofono. La sua corrosiva forza entra in contatto con gruppi della new wave partenopea come Little Italy, Bisca e Degrado collaborando in alcuni concerti.
La passione e le capacità tecniche sono tante, i guadagni pochi e dunque Sepe si dedica dapprima alla musica barocca e poi al ruolo di turnista a fianco di musicisti quali Nino D’Angelo, Gino Paoli, Eduardo De Crescenzo e Nino Buoncore. In questo periodo s’inverte la rotta: poco entusiasmo e maggiori entrate economiche. Questi sacrifici però non sono vani perché il sassofonista riesce ad autoprodursi il primo album “Malamusica” che ottiene un buon riscontro dalla critica, così come i seguenti “L’uscita dei gladiatori” e “Play standards and more”.
E’ grazie a Ninni De Pascale della Polo Sud records che Daniele Sepe ottiene il suo primo contratto discografico sancito dal disco “Vite Perdite”. Forse inaspettato quanto meritato, il lavoro riceve un unanime consenso di critica e pubblico tanto che alcuni registi cinematografici (Martone, “L’amore molesto”, Ferrario, “Figli d’Annibale”, Battiato, “Cronache di un amore violato” e numerosi altri) lo scelgono per musicare le proprie pellicole. Dopo queste impegnative quanto prestigiose fatiche, che gli permettono anche di far conoscere maggiormente il proprio nome, Sepe  incide dapprima “Spiritus Mundi” e poi il suo primo album per Il Manifesto “Trasmigrazioni”. La stima di questa nuova etichetta nei suoi confronti è suggellata dalla stampa dell’antologico “Viaggi fuori dai paraggi”. I primi premi arrivano con “Lavorare stanca”, libro-cd che riceve tra l’altro il premio Tenco come miglior album in dialetto e la nomination al Premio Italiano della Musica (PIM). In coda agli anni ’90 è invitato in prestigiosi festival europei come il Womad Bruxelles, “Les Allumees” di Nantes, “Beethoven Kunstnhalle” di Berlino. Non è quindi un caso che grazie a “Conosci Victor Jara” entra nelle classifiche indies italiane. Nel 2000 pubblica “Truffe & Other Sturiellett” a cui segue la messa in scena al Teatro Argentina dei “Dieci comandamenti” di Raffaele Viviani, realizzato insieme a Mario Martone.
Le 20.000 copie vendute del successivo “Jurnateri” rappresentano una gran bella soddisfazione per Sepe, che ritorna di nuovo a collaborare con il cinema nei film di Gabriele Salvatores  “Amnésia” e “Casa di frontiera” di Massimo Costa.
Nel 2002 pubblica “Anime Candide” (canzoni d’ amore e di guerra) per il manifesto cd, che vende oltre 20.000 copie (e continua a vendere). Sempre con il manifesto pubblica sul finire del 2004, “Nia Maro”, disco che registra il medesimo successo del precedente.
Due anni dopo, nel 2006, Sepe affronta a proprio modo gli anni settanta, politicamente e musicalmente, con “Suonarne uno per educarne cento”, una sorta di summa di tutto ciò ha influenzato il Sepe musicista e militante. Dissacrante come nessun altro lavoro del musicista, ottiene grandi recensioni dalla stampa e ottime soddisfazioni di vendita.

Dopo neanche due anni, all’inizio del 2008 Sepe, dopo aver affrontato strumenti in pugno il capitolo degli anni settanta, musicalmente e politicamente, torna con Kronomakia, realizzato con Rote Jazz Fraktion e l’ Ensemble Micrologus. Nei tredici brani che compongono il lavoro c’è, come ormai ci ha abituati il musicista napoletano, di tutto.  Dalle sonorità arabe a quelle nordeuropee, riletture che sanno di barocco, e, a chiudere, due perle: Stayin’ Alive dei Bee Gees e Norvegian Wood dei Beatles in….latino.

Nel 2009 l’infaticabile produzione, alternata fra dischi ufficiali e colonne sonore, si arricchisce di “Truffe & Other Sturiellett’ – (in)cumplete classical and films miusik Vol. 1, 2 & 3”, un cofanetto cui si aggiunge, ai primi due già editi, un terzo volume che fornisce tutta la retrospettiva del Sepe compositore di musiche per cinema.

Siamo al 2010. Esce “Fessbuk”,, un disco dirompente. Quattordici brani nati per buona parte dallo scambio di opinioni tra Daniele e i suoi amici e fan che per mesi hanno animato la “bacheca” del celebre social network, in cui è presente il suo trafficatissimo “profilo”. Brani che, come sempre, fotografano efficacemente l’Italia di oggi, attraverso la l’ironica celebrazione di vizi (tanti) e virtù, in una carrellata di personaggi e temi che faranno ridere, riflettere, discutere, in cui nessuno viene risparmiato dalla tagliente penna di Sepe.

Tra la fine del 2010 e l’inzio del 2011  Sepe mette a segno una prestigiosa collaborazione, quella con il grande regista statunitense Terry Gilliam (Brazil, L’esercito delle 12 scimmie, Paura e delirio a Las Vegas, Parnassus – solo per citarne alcuni), che rimane colpito dalla sua musica, e gli chiede di scriverne per il proprio cortometraggio The Wholly Family, ambientato e girato a Napoli. Il trailer del corto è possibile vederlo a questo link.

CANZONIERE ILLUSTRATO segna una nuova tappa nella carriera di questo straordinario musicista. E’In realtà molto di più di un semplice album; “Canzoniere Illustrato” è un volume di grosse dimensioni (ben 106 pagine) contenente12 fumetti per 12 canzoni. Fumetti realizzati da geniali maestri del colore (Mauro Biani, Squaz, Kanjano, Akab, Kranti, Rosaria Cefalo, Shaone, Fulvio Cozza, Giuseppe Guida, Antonino Iuorio, Marcella Brancaforte, Tony Afeltra, Enzo Troiano, Giuseppe Guida, Luigi De Michele) ed arricchito da una splendida copertina del grande Altan.
La musica prevede un menù internazionale di canzoni provenienti da tutto il mondo e dal folklore italiano orchestrati nei più diversi stili, come ci ha ormai abituato Daniele Sepe, e con la partecipazione delle bellissime voci di Floriana Cangiano, Ginevra DI Marco, Flori N Barbu, Mazouk Mejri, Josè Seves, Robero Argentino Lagoa e Brunella Selo oltread una nutritissima schiera di fantastici musicisti.

Nel 2013 da alle stampe “In vino Veritas”, disco che, come sovente avviene nei suoi dischi, cela dietro la forma canzone, suonata sempre ad altissimi livelli, qualche frecciata qua al perbenismo italiota.

A note spiegate è il suo venticinquesimo disco, in uscita il prossimo 5 maggio.

DISCOGRAFIA COMPLETA

• 1987 – Malamusica, Daniele Sepe, riedito nel 1996 da Polosud con 3 brani cancellati e 7 brani dello stesso periodo aggiunti
• 1990 – Plays standards and more, Daniele Sepe & Art Ensemble of Soccavo, MVM (scaricabile gratuitamente dal sito di Daniele Sepe)
• 1991 – L’Uscita dei gladiatori, Daniele Sepe, riedito nel 1997 da il manifesto CD
• 1993 – Vite perdite, Daniele Sepe, Polosud
• 1995 – Spiritus mundi, Daniele Sepe, Polosud
• 1996 – Viaggi fuori dai paraggi, Daniele Sepe, il manifesto CD
• 1998 – Lavorare stanca, Daniele Sepe, Compagnia Nuove Indye riedito nel 2003 da il manifesto CD
• 1999 – Totò Sketches, Daniele Sepe, Polosud
• 2000 – Conosci Víctor Jara?, Daniele Sepe, il manifesto CD
• 2000 – Truffe & Other Sturiellett’ Vol. 1, Daniele Sepe, Polosud
• 2001 – Jurnateri, Daniele Sepe, il manifesto CD
• 2002 – Senza Filtro, Daniele Sepe, Dunya
• 2002 – Anime Candide, Daniele Sepe, il manifesto CD
• 2004 – Truffe & Other Sturiellett’ Vol. 2, Daniele Sepe, Polosud
• 2004 – Nia Maro, Daniele Sepe, il manifesto CD
• 2005 – Una banda di pezzenti, Daniele Sepe und Rote Jazz Fraktion, Rai Trade
• 2006 – Suonarne 1 per educarne 100, Daniele Sepe und Rote Jazz Fraktion, il manifesto CD
• 2007 – Conosci Víctor Jara? dal vivo, Daniele Sepe (registrato nel 2000, scaricabile gratuitamente dal sito di Daniele Sepe)
• 2008 – Kronomakia, Daniele Sepe, il manifesto CD
• 2008 – Nostra patria è il mondo intero con la Brigada Internazionale, edel
• 2009 – Truffe & Other Sturiellett’ Vol. 1, 2 & 3, Daniele Sepe, il manifesto CD
• 2010 – Fessbuk. Buonanotte al manicomio, Daniele Sepe, il manifesto CD
• 2012 – Canzoniere Illustrato, Daniele Sepe, MVM
• 2013 – In Vino Veritas, Daniele Sepe, MVM
– 2015 – A note Spiegate – MVM

 

Margherita Zotti © Copyright Backstage Press. All Rights Reserved

Comments are closed.