Madston

Ph: Alfonso Papa

Chi è Piero Madston?

Sono diplomato al Conservatorio in canto jazz, la mia voce si attesta su registri bassi, nasco come tastierista e amo suonare la chitarra.

Ho diversi brani inediti e non mi identifico in un genere definito. Grazie a mio padre (anche lui musicista ndr) che mi ha avvicinato alla musica fin da bambino mi affaccio al blues, rock ed hard rock.

Poi c’è il “reggae” che è per me fondamentale, anche se devo dire che cerco di renderlo sempre il più possibile “personalizzato” aggiungendo delle note in blues e rock.

 

Hai detto di avere alcuni brani inediti, ci parli della tua musica e di qualche tuo brano?

Come dicevo il reggae per me è qualcosa di fondamentale anche se non è il reggae puro giamaicano, per cui alcuni brani sono reggae, ma poi ce ne sono altri tipo a neve ncopp a munnezza che ha anche qualcosa di balcanico tipo Goran Bregovic o Manu Chao con musica gitana.

I brani sono scritti e musicati da me, gli arrangiamenti fondamentali sono miei, anche se quando qualche anno fa c’era ancora la band “I Madston” (dal 2006 al 2012 ndr) gli aggiustamenti capitava di farli assieme.

Riguardo ai brani, parlando proprio di a neve ncopp a munnezz, anche se scritto nel 2004, è un pezzo ancora molto attuale e ci fa capire – con rammarico – che nonostante siano trascorsi ben quattordici anni non sia ancora cambiato nulla.

 

 

Il brano, però, oltre a descrivere l’annoso problema dei rifiuti si rifaceva anche a quelle persone che avevano una doppia faccia o ancora a quelli che vogliono farci credere che una cosa è diversa da quella che è in realtà. Come il giochino di cambiare il nome alle cose, per esempio invece di dire guerra si dice missione di pace, o ancora invece di usare il termine inceneritore si usa termo valorizzatore. Immaginate di trovarvi difronte ad una montagna di neve e come capita a tutti esclamare come è bella, ma poi basta scavare un pochino per trovarsi difronte alla realtà scoprendo cosa c’è sotto.

Questa è un po’ la visione che ho io del mondo, anche se nei miei brani cerco sempre di metterci anche qualcosa di positivo per cui c’è un passaggio in cui dico “meglio essere contento, almeno se cado mi alzo ridendo”.

Un altro brano è Madston che è venuto subito dopo.

 

Madston, che è anche il tuo nome d’arte, ci spieghi da dove arriva?

Ph: Alfonso Papa

Non si rifà ad una parola inglese, come molti pensano, anche perché in tal caso si scriverebbe con la “e” finale ed il significato sarebbe “pietre malvagie”, ma io con il malvagio non ho mai avuto nulla a che fare.

Semplicemente è un termine che viene fuori dall’insieme di due città; Maddaloni che è il posto da dove vengo e Kingston che si trova in Giamaica ed è la patria del reggae. Quindi Mad-ston.

Ritornando al significato del brano, Madston, è pezzo prettamente ottimista, parla di cose belle, di incontri, di persone che amano la vita.

 

Tu fai molti live, ti confronti spesso con la musica e con il pubblico. Secondo te, oggi, è la musica che ci sta abbandonando o sono i musicisti che stanno abbandonando la musica?

Purtroppo viviamo in un periodo che questo problema è molto più generalizzato e non riguarda solo la musica, riguarda un po’ la cultura in genere. Secondo, il mio modesto parere, c’è un abbassamento generale del livello culturale, musicale, artistico e non so se è un fenomeno che si manifesta solo in Italia o è presente anche nel resto del mondo; ma in Italia sono quasi sicuro che sia così.

Soprattutto per chi fa musica inedita, almeno all’inizio è quasi impossibile suonare se non passi per un talent. Sembra che se non fai una cosa del genere tu non possa essere un musicista. Mentre per fare il musicista il percorso è completamente diverso. Fare il musicista è come una qualsiasi altra arte, richiede si una passione ma richiede anche lo studio.

 

Quindi andrebbe un po’ rivisto anche il modo di formare i musicisti?

Per come funzionano oggi i Conservatori, ma come dicevo prima sicuramente la cosa riguarda anche l’Università in genere, l’impostazione non è quella che dovrebbe essere e di cui i giovani hanno bisogno. Per esempio, un giovane che studia pianoforte classico al Conservatorio, studia per dieci anni materie fondamentali come armonia, composizione, mentre chi sceglie un percorso jazz si ritrova a fare appena tre anni di armonia con circa trenta ore annue. Anche per i meno addetti ai lavori appare evidente che c’è una differenza abissale.

Ovviamente poi il tutto dipende anche da chi studia, perché se sei curioso e se quel percorso ti piace

I maestri e l’ambiente andranno in secondo piano. Oggi i percorsi di studio sembrano ridursi ad una raccolta punti e non mirano a valorizzare le attitudini personali dei singoli studenti e/o allievi.

 

Perché fai musica?

Per me la musica è tutto, se fai qualcosa solo per notorietà è una cosa fine solo a se stessa. Quello che fai, soprattutto riguardo le arti, lo fai perché in quel momento senti qualcosa che vorresti trasmettere a qualcuno per cui parti da una sensazione forte.

Non la fai partendo dal guadagno che ci potrebbe essere ma principalmente per condividere questo tuo star bene con gli altri. Viceversa non saresti più un musicista ma un commerciante.

Nonostante suono da tanto non mi vanto tutt’ora di essere un musicista, ma mi definisco una persona a cui piace la musica, piace ascoltarla e piace farla. Per la musica farei di tutto.

Piero, quali i progetti futuri?

Grazie alla tecnologia che qualche anno fa non c’era, ho intenzione di riprendere in mano i miei pezzi, rivederli con i nuovi strumenti e con l’esperienza maturata negli anni e perché no suonarli con dei musicisti e realizzare un cd.

 

Grazie Piero per la piacevole chiacchierata, a presto risentirci e soprattutto buona musica.

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