Walter Savelli, un talento carismatico

Musicista, compositore, autore, docente. Quale definizione senti più tua e come riesci a farle convivere tra loro?

Sono un musicista a tempo pieno a 360°. Ho cominciato come pianista nelle band rockettare agli inizi degli anni 70.
Subito dopo ho iniziato a fare didattica musicale moderna, forse il primo in Italia a credere nella didattica moderna. Poi con la riforma Franceschini, per fortuna, la musica che prima chiamavano leggera ha preso il nome di musica popolare moderna. Intuii subito che bisognava insegnarla perché difficile.
Far convivere tra loro la professione di musicista, di pianista e d’insegnante è un qualcosa di assolutamente normale, semplice e molto divertente. Pensa che lo sto ancora facendo a distanza di cinquant’anni.

Riguardo all’insegnamento, ti limiti alla tecnica o spazi anche sulla tua esperienza?

Spazio su tutto ciò che è la musica moderna, come si suona una canzone, come la si compone, come si fa un assolo. Il primo libro di didattica che ho scritto ha venduto quasi 60.000 copie nell’arco degli anni. E’ un libro che ha riempito le case di coloro che in qualche modo volevano approcciarsi alla musica moderna, si spiegano cosa sono gli accordi, gli accompagnamenti, si fa cultura generale, si racconta perché nasce una certa cosa. Analizza tutto ciò che va dagli anni 50 in poi, il fenomeno dei The Beatels che rappresentano la scintilla da cui è nato tutto il resto.

Possiamo dire che la musica moderna rientra nella Beet Generation?

Parte da lì, dal rock degli anni 50 fino ad arrivare ad oggi attraversando ovviamente tutta l’evoluzione.

Affermare: “io vengo dalla musica classica, sono diplomato in pianoforte ed allora so suonare tutto”, non serve a nulla. La maggior parte dei miei allievi è formata da neo diplomati in pianoforte che di fronte ad uno spartito di Baglioni o di Battisti non sanno dove mettere le mani.
Sono due modi diversi tra loro, dico sempre che è come paragonare uno psichiatra ad un cardiologo. Sono entrambi laureati in medicina ma i due argomenti sono tra loro diversi. La musica classica e quella moderna hanno ancora più differenze.

Ti sei diplomato al conservatorio?

Assolutamente no, io sono fuggito ti spiego questo perché è molto bello. Facevo pianoforte classico cominciato all’età di sei anni e dopo 6-7 anni di lezioni private con la solita professoressa dissi voglio andare al conservatorio perché da grande voglio fare il musicista. Già suonavo nelle mie rock band, avevo già fatto un disco e mi divertivo. Mi sono iscritto nel corso di composizione pensando che potessi perfezionarmi nel mio modo di far musica.
Dopo due anni mi sono accorto che gli studi classici di composizione, difficilissimi, erano tutt’altro e non mi avrebbero portato a quello che realmente avrei voluto fare. Mi dovevo addirittura nascondere, perché se i professori del conservatorio avessero saputo che la sera andavo a suonare nelle rock band mi avrebbero buttato fuori a calci. Ero un po Dr Jekyll e Mr Hyde, la sera mi vestivo con i giubbotti di pelle e andavo a fare il rockettaro e la mattina con il mio abito grigio, la camicia e la cravatta andavo in classe.
Apro una parentesi, ma voi sapete che la maggior parte degli artisti nel mondo non è diplomata in nessun conservatorio? Paul McCartney che è un mio amico non sa neanche dove sta un “DO” sul pentagramma ed è l’autore del secolo. Battisti non ha fatto il conservatorio, Baglioni non ha fatto il conservatorio, Vasco Rossi non ha fatto il conservatorio…

Qualche settimana fa, nel fare una sorta di bilancio di fine anno hai citato quattro momenti fondamentali.

Esattamente, per cominciare in Aprile è uscito il mio ultimo brano strumentale dal titolo Then and now brano che si trova in vendita on-line. I brani strumentali hanno la fortuna di non avere il limite della lingua per cui stanno avendo un certo successo in America, Sudamerica e Giappone.
Subito dopo è stato molto bello ricevere il Premio Lorenzo il Magnifico arrivato la metà di Giugno.
Altro momento bellissimo, con grande soddisfazione e grande emozione ricevere da Baglioni l’invito per essere la guest star nei suoi tre concerti all’Arena di Verona. Claudio mi ha detto: “Walter non passerai in televisione ma sarà comunque un evento” gli ho subito risposto: “Vengo volentieri”.
Ti ritrovi su quel palco all’Arena di Verona al centro con 20.000 persone intorno. Insomma non avrei potuto chiedere altro. Infine il 16 Novembre l’uscita del mio brano (I lived it) by myself, questa volta non solo strumentale ma anche cantato. Molti mi hanno detto ma perché cantato? Semplicemente perché io ho sempre cantato da quando ho cominciato a suonare nelle mie rock band fino ai concerti con Baglioni nei quali facevo la sua doppia voce e scusate se è poco.
Poi il mio caro amico Paul McCartney. Una sera, eravamo a cena insieme ed abbiamo suonato fino all’alba ad un certo punto mi fa: “Scusa Walter ma tu canti?” Ed io ho detto: “certo che canto” e lui: “allora fallo, fai il tuo disco cantato”. Ci penserò. Sono trascorsi 18 anni, ho pensato un po’ troppo, mi son detto vabbè adesso è il momento e mi sono divertito a fare questo brano che sta andando benissimo.

Tu sei molto social, segui tutto quello che è il mondo di internet. Addirittura qualche tempo fa hai proposto un concerto privato, attraverso il quale grazie al web entravi nelle case delle persone.

Sono in Internet dal 1996. Il mio primo sito è nato nel ‘96 quando di Internet nessuno sapeva niente. Da allora ho sempre seguito ed approfondito le varie novità, perché la cosa mi incuriosiva ed entusiasmava. Nel 2005 sono stato il primo artista italiano a firmare un contratto come artista indipendente con la Apple. Anche se all’epoca la gente ancora non sapeva molto di I-Tunes, mi ero accorto che la tecnologia andava velocissima e ti dava delle possibilità in più ed allora perché non provare a sfruttarla?.
Nel 2004 ho iniziato per primo le mie lezioni on-line utilizzando skype. Quindi allievi che per venire da me di solito prendevano il treno o addirittura l’aereo con enormi spese ora potevano seguire le mie lezioni comodamente da casa. Oggi salto da Londra a Ginevra, da Berna a Palermo a Napoli. Ed è bellissimo finire una lezione a Palermo e due minuti dopo essere con Londra.
Il concerto privato è nato sulla stessa idea, dal mio studio posso fare un concerto per te.
Che si festeggi un matrimonio, un compleanno o altro, faccio in diretta un concerto per te.
Alla fine il tutto viene registrato su un file e spedito a coloro che hanno acquistato questo concerto un po’ come se fosse l’album di fotografie di una volta.

I brani che suoni come vengono scelti?

I brani che io suono durante il concerto sono miei, se però durante il concerto c’è una richiesta specifica è chiaro che la faccio ben volentieri.

Hai più volte, inevitabilmente citato Baglioni. Ci racconti qualche aneddoto legato ad Oltre?

Oltre è stato un album capolavoro, l’ho seguito verso la fine della realizzazione, ma ho avuto la fortuna di suonare Mille giorni di te e di me e soprattutto di suonare quella strofa introduttiva.

Ho avuto anche un altro compito, molto bello e di grande responsabilità, seguire al mixer la voce di Claudio. Colui che segue la voce del cantante è colui che si prende la responsabilità di dire al cantante: “Ok va bene”, oppure: “Non va bene rifacciamola un’altra volta”.

Tutte le voci di Claudio in quel disco le ho seguite io mentre era in studio a Londra, a Milano, a Roma e in tutti i vari studi ove siamo stati.

Oltre è veramente un capolavoro, è stato un lavoro di equipe. Claudio ci ha lavorato tanti anni su questo progetto, dalla composizione alla realizzazione ha impiegato circa quattro anni di lavoro.

Si è chiuso in quella villa ad Ansedonia per un anno intero a comporre, poi il disco è stato realizzato in uno spazio temporale di tre anni.

Se l’album ha impiegato quattro anni per vedere la luce, Mille giorni di te e di me ne ha impiegati addirittura tredici.

Dovete sapere, infatti, che la prima volta che ho sentito un accenno di un tema musicale canticchiato da Claudio, che ancora non era Mille giorni di te e di me, ma soltanto il primo tema. La prima strofetta era nel luglio 1978.

Avevo conosciuto Claudio in maggio, nel mese di luglio eravamo a Roma a casa sua e lui mi fece sentire tra le varie idee, una nuova  che poi sarebbe diventata nelle varie evoluzioni di tutti quegli anni Mille giorni di te e di me nel 1990.

Come sono oggi i tuoi rapporti con Claudio?

Ci tengo a dire che tra me e Claudio non c’è nessun problema, sono stato io che a fine del 1999 ho detto a Claudio di non poterlo più seguire perché avevo deciso di mandare avanti la mia musica. Lui mi ha capito perfettamente e mi ha sempre augurato tutto il bene possibile.

Siamo rimasti in contatto e siamo tutt’ora molto in contatto. Il nostro rapporto sia professionale che di amicizia è molto solido, siamo come due fratelli e quando c’è un problema o qualcosa che non lo convince mi manda messaggi alle tre di notte e magari fino a quel momento non lo sentivo da un mese o due.

Claudio mi ha dimostrato grandissimo l’affetto quando mi ha invitato a fare l’arrangiamento del brano Mia nostalgia con lui e Fiorella Mannoia nel disco QPGA mettendomi insieme a tutti i 70 grandi artisti italiani che vi hanno partecipato. Sono in quel disco con il mio autografo accanto a quello di Morricone, di Mina, di Battiato, di Gianni Morandi, etc.,

Non me l’aspettavo e devo dire che è stata una grandissima emozione.

Se ti chiama a Sanremo?

Se mi chiama a Sanremo vado.

Progetti, ultimo brano lanciato a novembre cosa ci aspetta in questo 2019?

Dal primo di gennaio mi sono già dato l’impegno per altri tre nuovi progetti e conto di completarli entro l’anno. Un nuovo brano strumentale, un nuovo brano cantato e infine un nuovo libro che ho iniziato già a scrivere, sempre sulla didattica che diventa un po’ come dire una specie di somma di tutti i libri sulla didattica che ho scritto negli anni aggiungendoci tutta l’esperienza maturata. Quindi due nuovi brani ed un libro.

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