BARRECA, EPPURE ADESSO SUONO

Ph: Beatrice Ditto

Chi è e come nasce Barreca?

Barreca è un artista oggi completo, ma ancora in divenire. Nasce da un percorso di ricerca lungo, nasce da una passione innata, e da un autentico scavo interiore.

“Eppure adesso suono” è il tuo nuovo album, ce ne parli?

È un disco che segna un’apertura, quasi una finestra spalancata sul mondo, dalla quale mi sono posto all’ascolto degli altri: ho accolto le loro voci, intrecciandole con la mia. Questo disco è un po’ come un dialogo, tra me e l’umanità. C’è dentro un nuovo sguardo, sicuramente curioso, che non teme di esplorare diversità e confini. Arrangiato e prodotto da Riccardo Anastasi, con testi e musiche a cura di Benedetto Demaio, il disco racchiude e concilia due diverse anime, che solo all’apparenza sembrano distanti: una ha un carattere etnico e si esprime attraverso sonorità mediterranee; l’altra ha tratti più sofisticati. Un mix vincente che si presta all’espressione di riflessioni intime e personali.

All’interno dell’album due importanti collaborazioni – Giovanardi e Voltarelli – come nasce la scelta e come interagite tra voi?

Non avrei immaginato di poter salire sul palco con loro e addirittura interpretare insieme due miei brani. Sono molto diversi e infatti rispecchiano le due facce di questo lavoro. Credo che il confronto con gli altri sia importantissimo, e quello che conta è riconoscere la comune passione, quella verso la musica, nelle sue tante declinazioni. C’è grande complicità con entrambi; sono contento che il mio percorso musicale sia segnato da questi due incontri, che dal punto di vista professionale e umano mi hanno dato e continuano a darmi tanto.

L’album si presenta con due anime, una prima etnica ed una seconda più sofisticata. Cosa le lega e da dove arriva questa contaminazione?

In questo album ho sperimentato stili diversi, che inizialmente pensavo lontani. Ma crescere professionalmente significa questo, mettersi alla prova con cose nuove. Il mio mondo era la musica d’autore italiana… ora so che posso sconfinare. La parte etnica è stata una sperimentazione, felice, nata dalla collaborazione con gli altri artisti. Volevamo esplorare altre strade, non chiuderci in un genere, e quindi è nato questo mix libero, aperto alle contaminazioni, e ne siamo molto soddisfatti.

Scirocco e Mercurio… due tematiche molto forti come si innestano in questo lavoro?

Ho parlato di situazioni e persone che appartengono all’attualità, che mi colpiscono molto. Allo stesso tempo, ho continuato a scavare nel profondo, tirando fuori tutte le sfumature della mia sensibilità artistica. Sono fiero di “Scirocco” e “Mercurio” perché affrontano tematiche attuali, la condizione delle donne e l’immigrazione. Non mi ero mai cimentato nella canzone “impegnata”, non pensavo fosse la mia dimensione, ma l’urgenza questi temi è stata più forte. Non possiamo essere semplici osservatori, come artisti e come persone che vivono in questa società dobbiamo prendere una posizione, dire quello che pensiamo, metterci la faccia… e la voce.

Con questo secondo lavoro, volevo affrontare temi differenti, più indirizzati al sociale, al tempo in cui viviamo, l’integrazione, la multiculturalità, la condizione femminile, uno sguardo al sud… anche questo è stata una nuova esplorazione per me, e sono contento di non essermi fermato nella mia ricerca, di aver guardato oltre.

Le storie che racconti, sono episodi autobiografici?

Come ogni forma d’arte, la musica ti mette a confronto con te stesso, ma ti apre anche agli altri. È lo strumento che ti mette a nudo, consente al mondo di vederti e al contempo di specchiarsi in te. Volevo parlare, anzi cantare di me e degli altri, delle passioni, sentimenti, disillusioni, paure e speranze che ci attraversano in quanto donne e uomini.

È l’autobiografia dell’essere umano: ci sono io, io e tutti.

A quale brano sei più legato?

Sicuramente al brano Verso me, una canzone molto intima, dove parlo a me stesso, mi “guardo”, osservo dove sono arrivato. “Malgrado tutto” adesso suono, canto, faccio musica, tutto quello che volevo. È una canzone agrodolce, molto importante per me, per questo l’ho scelta come brano di apertura e per il titolo dell’album. Verso me rappresenta il passaggio tra il primo e il secondo disco, non a caso racchiude in un verso il titolo dell’intero album, Eppure adesso suono.

Segna il momento di una non facile consapevolezza e serenità, dopo un percorso di trasformazione durato un anno. Allo scavo interiore, intriso anche di solitudine e di sofferenza, fa seguito un’apertura, un sentore di cose nuove, un “lunedì”, uno di “quelli in cui si inizia qualcosa”.

Dalle tue pagine social si evince che state preparano un live, cosa dobbiamo aspettarci?

Proprio in questi giorni, abbiamo lavorato all’allestimento del live, con grande energia e una forte sintonia tra i musicisti. Si è creata un’atmosfera magica, quella che vogliamo regalare al pubblico. Nel mese di agosto, sono in programma alcuni appuntamenti.

Presto, sveleremo tutti i dettagli. Non vedo l’ora di ritornare sul palco. E vi aspetto!

 

Carmela Bove © copyright Backstage Press. All Rights Reserved

 

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