È un vero e proprio viaggio indietro nel tempo quello che Fiorella Mannoia propone nel suo ultimo album, “Fiorella”, uscito il 27 ottobre, prodotto da Piero Fabrizi per la Durlindana e distribuito dalla Sony BMG; un’antologia in due cd pensata per festeggiare i 60 anni della cantante romana, compiuti il 4 aprile, e soprattutto per celebrare i suoi 46 anni di carriera.
Lo stesso senso ha il Fiorella Live Tour, iniziato a novembre e conclusosi il 30 dicembre a Roma con l’ultima delle quattro date in calendario alla Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica, tutte sold out. Un ulteriore modo per festeggiare a contatto col pubblico e rivivere le tappe più importanti della sua carriera. E non soltanto attraverso le canzoni, ma anche con i cambi d’abito ispirati ai diversi stili adottati negli anni.
A colpire di Fiorella Mannoia non è il punto di vista prettamente vocale, sebbene il particolarissimo timbro di voce da contralto e l’impeccabile controllo della voce la rendano interessante anche in questo aspetto. Ciò che di lei ammalia maggiormente è l’eleganza, il sentimento e la partecipazione con i quali dà significato ad ogni singola parola che canta, raccontandola, riempiendola di senso.
Sul palco Fiorella è accompagnata dalla sua band di sei elementi: Carlo Di Francesco alle percussioni, Davide Aru alle chitarre, Luca Visigalli al basso, Fabio Valdemarin al pianoforte, Diego Corradin alla batteria, Clemente Ferrari alle tastiere e alla fisarmonica. La magia della musica è amplificata dalla location mozzafiato della Sala Santa Cecilia e dagli splendidi giochi di luce che hanno accompagnato lo spettacolo.
Il viaggio parte dal Festival di Castrocaro del 1968, quando una Mannoia 14enne propose la sua versione di Un bimbo sul leone di Adriano Celentano. Si prosegue con i primi successi degli anni ’80, da Caffè nero bollente (Sanremo 1981) a Come si cambia (Sanremo 1984) e Quello che le donne non dicono (Sanremo 1987), accompagnati dalle immancabili giacche con le “spallone” tanto in voga all’epoca. I ricordi vanno avanti, e la serata è tutta un alternarsi di momenti emozionanti e divertenti, tanto che nominarne solo alcuni è difficile.
Centrale, nella carriera dell’artista, è sempre stato il rapporto con i grandi autori che hanno subito compreso il suo talento di interprete e che le hanno regalato gli immensi capolavori che l’hanno resa celebre, Enrico Ruggeri ed Ivano Fossati in primis. La Mannoia, dunque, come dichiara lei stessa, non ha mai avuto il “complesso della cover”, e in questo tour, come d’altra parte nell’album, in cui sono presenti ben 18 duetti, ha deciso di omaggiare non solo i cantautori con cui già aveva collaborato in passato, ma anche quelli che comunque l’hanno in qualche modo segnata con la loro musica. Eccola dunque cimentarsi con una cover de La stagione dell’amore di Franco Battiato (uno dei momenti più emozionanti della serata), con Cercami di Renato Zero, e ancora La casa in riva al mare del compianto Lucio Dalla, al quale la Mannoia aveva già dedicato un album-tributo nel 2012, “A te”, reinterpretandone alcune canzoni.
A metà concerto Fiorella racconta col sorriso sulle labbra della sua trasformazione stilistica databile ai primi anni ’00 quando, dopo decenni passati a tenersi lontana dagli orpelli e dagli “sculettamenti” affinché ci si concentrasse solo sulla musica, sull’emozione e sul messaggio che aveva a cuore e voleva trasmettere, ha scoperto la sua femminilità e la liberazione nel mostrarla agli altri: dismessi i rigorosi tailleur, Fiorella passa all’elegante vestito rosso che, per l’occasione, ha ritirato fuori da un cassetto ed è tornata ad indossare.
I temi che stanno a cuore alla cantante si ritrovano tutti nelle canzoni che propone, siano esse scritte di suo pugno, come la recente In viaggio, che parla di maternità ma anche di emigranti, o di altri autori, come La paura non esiste, firmata da Tiziano Ferro, che Fiorella decide di dedicare a tutte le donne vittime di violenza domestica.
Via con me di Paolo Conte e Il cielo d’Irlanda, composta per la Mannoia da Massimo Bubola, sono i trascinanti pezzi con cui Fiorella e la sua band salutano il pubblico, e lo fanno senza risparmiarsi: la cantante scende dal palco e attraversa la platea ballando divertita tra la folla, concedendo foto e abbracci come se si trovasse ad una grande festa tra amici. E forse è proprio così che si sente, Fiorella, col suo pubblico.
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