I KuTso nascono per provocare, per prendersi ciò che meritano, con prepotenza e con quella sana arroganza che spinge chi è già grande ad emergere su tutti. Impavidi, senza rimorsi e con grande grinta, affrontano la macchina della musica, la prendono di petto e la sfondano senza pensare alle conseguenze a volte un “no” può solo dare ancora più forza a ciò che si vuole.
Chi sono i KuTso e come si sono formati?
I kuTso sono la band più sensazionale del pianeta terra, si sono formati al solo fine di imporre il proprio dominio sull’umanità con l’ausilio delle loro rocambolesche e dirompenti canzoni che trattano di disperazione e rinascita, tra momenti di autodenigrazione e slanci propositivi verso il nulla.
KuTso sta per?
KuTso va letto come fosse una parola inglese quindi con la a al posto della u. Con questa esclamazione annunciamo al mondo intero l’avvento del nostro regno.
Dalla vostra biografia si nota subito un’importante gavetta, una cosa quasi dimenticata in questi tempi, esperienze che oggi vi hanno portato ad essere più convinti di ciò che proponete, quali sono le vostre influenze e quali le esperienze che più su tutte vi hanno aiutato a consolidarvi?
La gavetta è una costante esistenziale per chi, come noi, ha un carattere ambizioso e insofferente. Non si è mai contenti del proprio presente e ci si proietta continuamente verso obiettivi più o meno utopistici, che fanno sì che ci si senta, sempre, secondi a qualcuno, continuamente in lotta per avere maggiore spazio e attenzione.
Il nostro fare musica prende vita dagli ascolti della nostra infanzia e dalle letture disordinate che hanno irrimediabilmente segnato il nostro modo di pensare. Eccone un parziale elenco in ordine sparso: Nirvana, Giorgio Gaber, Pier Paolo Pasolini, The Beatles, Weezer, Lucio Battisti, Friedrich Nietszche, The Beach Boys, Rino Gaetano, ecc. ecc.
Parliamo del vostro primogenito, “Aiutatemi”, ovvero la spinta verso la conquista di diverse soddisfazioni, avete avuto da lui quello che vi aspettavate?
“Aiutatemi” è l’inizio del nostro “percorso ufficiale”, la nostra prima pubblicazione arrivata dopo anni di attività sommersa sia live che in rete. In realtà non ha cambiato di molto la nostra situazione ma ha accompagnato una tendenza positiva ed in crescita che già era cominciata un paio d’anni prima grazie ai nostri concerti.
Da poco è nato “Decadendo (Su un materasso sporco”, cos’ha di diverso dai vostri primi lavori?
E’ il nostro primo full length; anche in questo caso non si tratta di una tappa da noi agognata ma una semplice compilazione di brani che, per la maggior parte, stanno girando in rete già da qualche anno. Abbiamo deciso di pubblicare un disco perché abbiamo capito che è l’unico modo per accendere la “macchina della promozione” sulle riviste specializzate e tra gli addetti ai lavori.
Importanti anche le collaborazioni contenute nell’album, citiamo per esempio Fabrizio Moro, Pierluigi Ferrantini, Pier Cortese, qual è il valore aggiunto che vi hanno dato e come siete arrivati a queste collaborazioni?
La nostra band è formata da musicisti che suonano da parecchi anni e che, grazie al loro lavoro, hanno creato una rete di rapporti ed amicizie con colleghi anche molto diversi fra loro. Da questa attività senza sosta sono nate le collaborazioni di questo disco. Gli artisti, che hanno preso parte alle registrazioni, hanno dato un tocco di coralità e di festa all’album, prestandosi volentieri a questo gioco musicale e arricchendo i brani con le loro specificità artistiche.
In diversi brani saltate alla giugulare della società e del periodo storico che, ahimè, stiamo vivendo, come lo vivete voi, da musicisti e giovani talenti? E ancora, voi riuscite a vivere di musica?
Siamo ottimisti perché le cose, almeno per noi, stanno girando bene. Abbiamo parecchi concerti e vediamo sempre più consenso intorno a noi, sia ai concerti che in rete. Non crediamo che questo momento storico sia peggiore di quelli passati, l’umanità si è sempre contraddistinta per la costante perpetrazione di ingiustizie e prepotenze di una parte della popolazione, che detiene il potere, sull’altra che è succube ma legata a doppio filo agli interessi di chi “comanda” e, allo stesso tempo, complice della propria schiavitù in quanto, per paura di peggiorare la propria condizione, assume posizioni conservatrici e antistoriche. Non ce la prendiamo con la società in quanto organizzazione di cittadini ma con quegli individui che negano l’inevitabile egoismo e l’irrazionalità degli esseri umani continuando a sminuire l’Esistenza in un banale conflitto tra Bene e Male.
Qual è il vostro sogno nel cassetto?
Non avere sogni nel cassetto.
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