Oltre una trentina di date già fissate in giro per l’Europa con il solo album d’esordio: è opera dei Luz, al debutto discografico con “Polemonta”, in uscita il 30 marzo su etichetta Auand.
Dopo i quattro concerti di anteprima in Puglia, la formazione composta dal chitarrista Giacomo Ancillotto, dal contrabbassista Igor Legari, dal batterista Federico Leo e dalla violoncellista americana Tomeka Reid, saranno sul palco con una lungaserie di date promozionali: la partenza il 19 marzo dal Panic di Marostica (VI), e l’arrivo a fine ottobre, in Belgio.
Nati nel 2011 inizialmente come trio, i Luz accolgono nel dicembre 2012 la violoncellista americana Tomeka Reid, una delle artiste più apprezzate dell’avanguardia di Chicago che ha arricchito la formazione iniziale, generando un suono collettivo di grande intensità e imprevedibile direzione, come una creatura lirica e mutante con i piedi saldi nella tradizione afroamericana e i tentacoli nelle culture musicali europee e mediterranee.
Matrice internazionale e origini da più parti d’Italia, la band è nata artisticamente a Centocelle (Roma): lì l’incontro artistico, che vanta anche la partecipazione al Collettivo musicale Franco Ferguson, una palestra fondamentale in ottica di coesione e capacità di ascolto reciproco. È anche in questo contesto che I Luz hanno sviluppato una particolare abilità ad affrontare dal vivo le composizioni e costruire degli arrangiamenti .
La tessitura dei vari elementi, musicali e culturali, è stato un lavoro certosino che ha dato vita a un prodotto difficilmente inquadrabile con un’etichetta sola: “Non chiamatelo jazz”, scherza la band. Ma neanche troppo: molte orecchie all’ascolto hanno assimilato “Polemonta” a un lavoro di classica contemporanea, per la commistione di suoni che difficilmente lo rende riconducibile a un genere soltanto. Una fitta tessitura di virtuosismo e passione, è il risultato di un album studiato nei minimi dettagli (come dimostrano i teaser di seguito).
Con i Luz, niente è lasciato al caso: non una citazione, non una nota. I riferimenti sono tanti, a partire dalla title track: Polemonta, è un termine di origine grika (lingua di derivazione greca parlata nel Salento) usato dal regista greco Dimitris Mavrikios come titolo per un suo documentario del 1975 sulla cultura grecanica: la traduzione è doppia, e può significare “lavorando” e “combattendo”.
Il nome della band invece, “Luz”, rimanda a un passo del romanzo “Che tu sia per me il coltello” di David Grossman: “Ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all’estremità della spina dorsale. Si chiama LUZ in ebraico, e non si decompone dopo la morte né brucia nel fuoco». Senza contare i diversi significati che queste tre lettere possono trovare se pronunciate in lingue differenti.
Polemonta è stato registrato nell’aprile 2013 presso gli studi Entropya Ballabio di Perugia, sotto la supervisione tecnica di Roberto Lioli. Il missaggio è stato affidato ad Antonio Castiello e il mastering a Valerio Daniele che ha esaltato la profondità dinamica della musica dei LUZ usando criteri non usuali nel jazz o nel rock contemporaneo ma più vicini ai mastering usati in ambito classico.
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