Giuseppe Capuana

ph: Angelo Trani
ph: Angelo Trani

Il tuo nuovo album “Il sangue di Giuda”, affronta il tema della vita, delle varie sfide e delle difficoltà che essa ci presenta. Ci parli un po’ dell’album?
Il sangue di Giuda è un vino e l’identità dell’album non sta nel titolo ma nelle prime parole della canzone, come un po’ tutto l’album. La vita, il tempo e la passione che ci si mette e ci si impiega per fare le cose.

L’album da un punto di vista dei testi può essere visto come un concept album? Nel senso che nell’ascolto si assapora quasi la stessa atmosfera che si trova leggendo un libro con un inizio ed una fine. C’è un filo conduttore tra i vari brani?
Nono c’è proprio un filo conduttore, però c’è una storia. L’album è per certi versi autobiografico, personale, parla anche di me e contiene appunto la mia storia.

Musicalmente invece contiene diversi stili, si passa dalle ballate all’elettronica.
Cerco di non fossilizzarmi su un genere unico, mi piace provare e spaziare tra generi diversi. In fondo la musica è esperimento e mi piace sperimentare, continuamente con le persone con cui collaboro.

I tuoi studi e le tue origini artistiche ti vedono nascere pittore, quando e perché hai deciso di dare parola ai colori attraverso la musica?
Ci sono periodi in cui uno dipinge e ci si trova in difficoltà nel comunicare con i mezzi che si hanno a disposizione. Io ne ho cercato subito altri, in un momento in cui ero in crisi con i colori ho cercato un altro modo per esprimermi e mi è venuto bene facendolo con la voce.

Sei di origini siciliane, vissuto per diversi anni a Milano e poi stabilito per amore in Toscana. Per te che hai girato in lungo ed in largo il nostro paese ed hai avuto modo di confrontarti con realtà diverse, com’è oggi fare musica in Italia.
Si può sicuramente sfatare il mito che ci sono più opportunità in una grande città come Milano, secondo me facendo musica, è più facile venire fuori in un paese. E’ molto più semplice essere trovati. Un po’ come cercare una pallina di un colore diverso tra tante palline in una scatola grande è molto più difficile trovarla.

Dopo lo studio di registrazione, ci sarà sicuramente un tour. Qual è il tuo rapporto con il palco e con il live?
E’ un rapporto strano, nel senso che fino ad ora ho sempre cantato solo quando ne avevo bisogno. Ora mi rendo conto che dovrò cominciare a farlo anche perché magari qualcun altro ha bisogno di vedermi.

Alfonso Papa for Backstage Press © Copyright 2013-14. All Rights Reserved

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