“Sanremo si, Sanremo no”, il tuo ultimo lavoro. Un album che raccoglie 19 canzoni tutte con un legame con Sanremo e con te. Come nasce l’idea?
Mi sono accorta che molte delle mie canzoni, più significative, più importanti del mio repertorio sono collegate a questa vetrina ed allora ho pensato di dedicare questo tributo, anche perché alcune di queste ci sono andate ed hanno avuto anche una certa fortuna, altre hanno avuto fortuna anche senza essere state su quel palco anche se le ho immaginate e scritte immaginandomi su quel palco. Quindi Sanremo mi ha attivato in qualche modo a scrivere quelle che sono delle pagine importanti del mio curriculum artistico.
Poi visto che Sanremo è sempre un po’ al centro di polemiche tra chi lo guarda e chi lo ama e chi invece lo snobba o fa finta di farlo ho pensato che potesse essere anche carino e curioso.
I brani contenuti nell’album, anche se fedeli alla loro esecuzione originale, sono stati attualizzati e non manca qualche sorpresa come nel brano “in nome di ogni donna”
L’album ripercorre venticinque anni, di tempo e carriera, quelle che sono un po’ più distanti, hanno avuto un po’ più bisogno di essere rivisitate però nella stesura e nella rilettura le ho tenute abbastanza vicine e fedeli al momento in cui le ho scritte.
Mentre per quelle più recenti c’era il problema di ricantarle in maniera un tantino diversa; per esempio ne “Il nome di ogni donna” che tratta il tema della violenza sulle donne ed in particolare della violenza domestica che io ho voluto trattare con una fotografia del momento della denuncia, della messa a verbale di una denuncia da parte appunto di una donna; ho pensato che fosse giusto chiamare un attore, un doppiatore per essere precisi che è Stefano De Sandro ha prestato la voce al commissario che fa le domande dando così una nuova veste alla canzone che è diventata quasi teatrale.
Nell’album anche due inediti, tra cui “In viaggio”, una sorta di riflessione-domanda sul periodo di insicurezza che si sta vivendo.
Sicuramente non è un momento di spensieratezza, anzi la stiamo cercando come ricetta per ripartire con la speranza del vivere un po’ più tranquilli. E’ un momento inquieto che però io non lego soltanto al fatto della crisi economica come si potrebbe pensare ad una lettura superficiale delle cose.
Evidentemente ci sono queste epoche che ricorrono di tanto in tanto, in cui l’umanità comincia a porsi delle domande, anche se non vuole, a sedersi un attimo ed a lasciare quel percorso sicuro che c’era per intraprenderne, probabilmente, un altro. In definitiva da tutto quello che è accaduto, che è partito dall’America da fatti che sembrano di borsa, viene fuori tutto questo, probabilmente da dismisure sociali, da fatti che sono un po’ più in profondità.
E’ finito il tempo del troppo ed anche tutte quelle altre civiltà, quelle altre culture che adesso sembra siano nel momento del boom dovranno pagare nello stesso modo, arriverà anche per loro quest’onda, quest’onda d’urto, perché è proprio dentro l’uomo arrivare al massimo.
Dobbiamo essere più economici ma dentro l’anima prima che fuori, parsimoniosi proprio nel nostro vivere.
Da un punto di vista musicale, come è cambiato il modo di fare musica, il tuo album è prodotto da “Suoni dall’Italia” etichetta da te creata. Com’è far musica oggi?
Intanto, diciamo che fare musica non è un fatto tanto leggero come la definizione di musica leggera dice. Fare musica secondo me, significa cercare un professionismo di fondo, quindi impegnarsi, crescere. Individuare qual è il proprio talento e metterlo, nella maniera migliore, a fuoco. Questo credo sia stato il percorso di tutti quelli che sono diventati grandi. Non sempre tutto questo processo si può fare da se, ci vogliono delle figure che una volta si chiamavano produttori che non solo mettevano dei capitali propri cercando di far nascere dei fenomeni musicali nuovi ma li mettevano veramente a proprio agio per cercare di capire cosa c’era veramente al meglio di questo stesso talento. Oggi invece con questa formula talent, spesso il talento viene proprio bruciato perché è più la notorietà che quello che veramente si ha. Una volta si diventava noti perché eri veramente qualcuno oggi invece si diventa visibili e poi bisogna mettere in discussione se il tutto avrà una continuità.
Allora io ho pensato di raccogliere, su questa etichetta, tutti quei produttori, autori e personaggi che hanno dato vita fino ad adesso a molta musica italiana e che sono ancora disponibili. Le discografie attuali non li chiamavano più pensando che ormai avessero fatto il loro tempo. Io vivo a fianco ad una di queste persone che è Antonio Coggio, quando incontrava a sua volta altri della sua generazione, mi riferisco a molti di quelli che hanno fatto numeri importanti della musica italiana, su cui ancora gli stessi talent vivono, perché con le canzoni di quell’epoca ancora si fanno molte trasmissioni.
Quindi una scommessa che stiamo vivendo insieme con alcuni di questi personaggi e che abbiamo appunto intitolato “Suoni dall’Italia”. Sono partita da me, col primo disco, per dare garanzia a chi verrà, ci sto mettendo il cuore, il tempo e la vita e però lo sto mettendo a disposizione sia di quella musica che è stata silenziata impropriamente, quei talenti che nel tempo si sono un po’ persi ma che io sto invitando a venire da me e sia quelli nuovi che mi piace andare a cercare.
Hai scritto brani per numerosi colleghi ed altrettante numerose sono state le collaborazioni, ci indichi quella che per qualche motivo ricordi con più affetto e quella che invece vorresti realizzare e che ancora non si è concretizzata?
Sicuramente la prima, quella con Gianni Morandi perché è stata l’accensione del mio sogno, devo dire che sono state tutte importanti e tutte mi hanno dato una grande soddisfazione; chiaramente quella di Renato Zero nel Sanremo del 91 con “Spalle al muro” e poi “Vecchio” credo sia stata quella impressa nella storia, quindi mi è rimasta proprio dentro la vita e da li è nata una bella amicizia, un sodalizio che va al di la del fatto artistico.
Per quelle da realizzare, ce ne sono moltissime, mi piace anche pensare che un giorno potrò scrivere qualcosa a qualcuno di internazionale, mi piace molto Adele, adesso per esempio sono stata contattata da Lara Fabian, mi piace pensare anche a qualche collaborazione con qualche artista uomo tipo Sting. Al momento sembra quasi qualcosa di irraggiungibile, però non è detto io non ho mai posto limiti ai miei sogni.
Qual è il tuo rapporto con il pubblico?
Con il mio pubblico è molto bello, molto caldo, molto vicino, poi da quando ci sono i social network ovviamente ove questo tipo di rapporto è possibile non c’è per niente distanza, anzi qualche volta mi dimentico che sono un’artista, che faccio questo mestiere perché voglio stare in mezzo a loro, ascoltare il loro parere, sono in contatto, scrivo, esco, mi vedo con alcuni dei miei fans più accaniti. Mi concedo, è una cosa bella. Quando posso lo faccio ed è bello ricambiare questo affetto in qualche modo.
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