Anticipato dal singolo “Ventre della città” ed a distanza di due anni dal suo ultimo lavoro, arriva il nuovo album di Mario Venuti, “Il tramonto dell’Occidente”.
L’album è stato interamente scritto e musicato da Venuti con Francesco Bianconi e Kaballà, che in alcuni brani hanno prestato anche le loro voci. Oltre a loro, l’album si avvale anche della collaborazione di altri ospiti illustri: Franco Battiato, Alice, Giusy Ferreri e Nicolò Carnesi.
Il tuo nuovo album “Il tramonto dell’Occidente”, un viaggio nella mente e nello spirito della società odierna. Come vedi il mondo oggi?
Io andrei oltre la vecchia definizione di Umberto Eco tra Apocalittici e Integrati. Mi sento entrambe le cose. Dipende, ci sono molte nuove conquiste di cui gioire e – ahimè – tante questioni su cui marciamo come i gamberi.
L’album si apre con la traccia “Il tramonto” e si chiude con “L’alba”, c’è allora ancora spazio per la speranza?
Finchè c’è vita c’è speranza diceva un vecchio film. Le nuove generazioni devono affrontare sfide sempre più complesse e mi auguro ne abbiano la forza e la capacità. Confido in loro.
Undici brani scritti e musicati da te, Francesco Bianconi e Kaballà. E’ stato difficile trovare l’equilibrio tra le atmosfere siciliane e gli echi delle sonorità arabe, tra uno sguardo agli anni ottanta ma al tempo stesso l’essere contemporaneo ed ancora tra l’ elettronica ma anche sfaccettature acustiche?
Una volta abbracciata l’idea di un concept, inevitabile mettere dei paletti tematici. Niente canzoni d’amore, solo questioni, per così dire collettive. Togliere l'”IO” e mettere il”NOI”. Musicalmente volevamo stare nel solco di un pop vagamente anni’80 con qualche divagazione classicheggiante.
Nel percorrere questo viaggio, si incontrano tanti amici ed ospiti, uno su tutti Franco Battiato, ne “I capolavori di Beethoven”
Battiato è stato un po’ il nume tutelare del disco. La sua formula post-modern de” La Voce del Padrone” ci sembra ancora valida. Inevitabile quindi la sua presenza anche in voce.
Questo brano, poi, vuole essere un nostro atto d’amore verso un grande musicista. Perché quella sonata in do minore non era l’esplosione dei vent’anni, non era l’espressione del divino, ma il primo dono della sordità. Il privilegio della sordità. Ogni impedimento deve essere uno stimolo a superare l’handicap, ad andare oltre e cercare altre strade da percorrere.
Il tramonto dell’occidente è anticipato dal singolo “Ventre di città”, un incontro con la periferia, con spaccati di vita pasoliniani tra realtà e degrado.
Condivido con Bianconi una certa attrazione per le periferie dove le convenzioni borghesi si infrangono per una lotta alla sopravvivenza quotidiana. Per dirla alla Pasolini, ci attira questa “disperata vitalità”.
A partire dal mese di novembre, l’album si trasformerà in tour, un giro di concerti che toccherà pub e teatri. Com’è il tuo rapporto con il palco e soprattutto con il pubblico?
Il palco ormai è diventato un posto comodo e familiare, dopo tanti anni e tanti concerti. Il pubblico mi dimostra ancora affetto e attenzione e canta con piacere i miei successi del passato. Ho un canzoniere ormai collaudatissimo.
Quest’anno festeggi i venti anni di carriera da solista, c’è qualcosa che avresti voluto fare e non sei ancora riuscito a realizzare?
Cosa posso desiderare di più che continuare a sfornare album e fare concerti? Sono 30 anni di carriera se ci mettiamo anche l’esperienza coi DENOVO. Ancora mille e più canzoni nuove voglio farvi ascoltare!
Non ci resta che venire ad ascoltarti. In questi giorni le presentazioni del disco presso gli store de “La Feltrinelli”, ci ricordi qualche data?
Siamo partiti il 22 settembre da Catania, il 23 settembre a Palermo, il 26 settembre a Milano, il 29 settembre a Roma ed infine il 3 ottobre a Napoli.
Inoltre, il 27 settembre, l’album sarà presentato da Venuti al MEI, il Meeting delle Etichette Indipendenti, a Faenza, dove il cantautore siciliano riceverà un premio speciale in occasione dei suoi 20 anni di carriera da solista.
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