Raiz. Dago Red, il vino rosso del terrone

raiz-mesolella-1La voce di Raiz e la chitarra di Mesolella, cosa vi accomuna e qual è l’origine di questa collaborazione?

Abbiamo cominciato a lavorare insieme sul palco di Rita Marco Tulli che è una jazzista molto famosa, non ha bisogno di presentazioni. Rita aveva organizzato una rilettura dei Pink Floyd in chiave jazz. Ci avevano chiamato per singole performance, io cantavo le canzoni e Fausto suonava la chitarra in un ensemble di diversi musicisti. Io e Fausto ci siamo ritrovati a fare una canzone voce e chitarra e siccome ci siamo trovati molto bene; ci conosciamo da tanti anni ma era la prima volta che facevamo qualcosa di vero insieme sul palco, abbiamo pensato di fare delle cover ed abbiamo cominciato a farlo per concerti di beneficenza. E’ nato tutto da una cosa di divertimento, poi abbiamo avuto le richieste di concerti e da li abbiamo cominciato a suonare insieme ed è nato questo disco in mezzo ad una stagione durata tre-quattro anni in cui facciamo una specie di piano bar eclettico.

Dago Red otto brani classici della canzone napoletana, riletti e contaminati in un modo a dir poco particolare.

Passiamo dalla canzone classica napoletana alla canzone latino americana, da Mario Merola al reggae tutto senza soluzione di continuità. L’idea è stabilire un contatto tra le diverse musiche che abbiamo ascoltato ed in qualche modo mettere insieme le due metà di quello che siamo noi, perché noi come musicisti italiani, napoletani, che siamo cresciuti da una parte ascoltando la musica tradizionale della nostra area geografica dall’altra parte chiaramente come tutti abbiamo ascoltato la musica che viene dall’altra parte del mondo. Quindi appassionati di tutte e due le cose cerchiamo di mettere insieme le cose, anche perché siamo cittadini del mondo, crediamo che il futuro del mondo sia un futuro sicuramente dove la cittadinanza mondiale sia un valori da mettere al primo posto, visto come vanno le cose tra guerre, scontri etnici, religiosi, insomma siamo messi male. Noi cerchiamo di sottolineare le differenze che sono importanti, mantenere le differenze ma le differenze devono necessariamente dialogare e non essere usate come arma di scontro da buttarsi in faccia, da brandire contro il diverso. Tutte le diversità devono dialogare. Noi cerchiamo di far dialogare tante diversità partendo da otto canzoni napoletane che si diramano e diventano qualcos’altro o “soldato ‘nnammurato” celebre inno del Napoli, del quale tra l’altro io sono tifoso diventa ad un certo punto una canzone di George Harrison perché c’è un gancio nel testo “peace and freedom “ di George Harrison che è una canzone di pace mentre o “soldato ‘nnammurato” parla di un soldato che va in guerra ma pensa alla sua fidanzata, quindi pace, amore. Ci è venuto abbastanza spontaneo mettere queste canzoni assieme. Abbiamo fatto un tipo di esperimento completamente eclettico.

Perché Dago Red?

E’ il titolo di un celebre racconto di John Fante uno scrittore italo-americano che è uno che non ha mai saputo dimenticare una delle sue patrie, ultimamente sto leggendo un bellissimo libro di uno scrittore arabo sull’identità che dice “l’identità stessa è vista  non come l’unione di diverse cose”, se sei napoletano devi essere napoletano, quindi vai alla festa di San Gennaro, devi mangiare determinate cose non ti puoi permettere di essere un napoletano così detto atipico con un altro tipo di identità in mezzo. Invece l’identità è costruire, oggi l’uomo costruisce la sua identità con tante cose.  John Fante è nato e cresciuto negli Stati Uniti ma, essendo di origine molisana, non poteva liberarsi per così dire di questo fardello, la sua identità era un’identità americana-molisana. A me piaceva moltissimo questo scrittore proprio per questo. Il titolo del suo racconto vuol dire il vino del terrone, red inteso come vino rosso e dago uno dei nomi con cui gli americani chiamavano gli italo-americani quando arrivavano li. Noi abbiamo fatto una miscela che assomiglia un po’ al vino rosso, è un vino forte perché ha tantissimi ingredienti forse non raffinatissimo ma sicuramente ubriaca. Ci piaceva molto questa cosa tra il vino paesano e la musica che facciamo noi.

Oggi la discografia è sempre più assente, tanto è vero che il vostro progetto è prodotto da voi stessi. Come vedi il mondo musicale odierno sempre più attento a prodotti commerciali e meno alla musica vera?

Prima le case discografiche erano promotrici di cultura, oggi che i dischi si trovano su internet gratis diventa molto difficile conciliare tutte le cose. Per quanto riguarda noi, l’autoproduzione è molto meglio, in quanto facciamo una piccola distribuzione e basiamo tutto sul live. Progetti come questi non hanno ambizioni da stadi. Facciamo gli artigiani della musica, giriamo locali, teatri e vendiamo i nostri dischi presso gli stessi concerti. E’ chiaro noi ci basiamo su nomi che si sono affermati nei decenni scorsi Avion Travel, Almamegretta, è più facile per noi fare questa cosa. Mi rendo conto che per un gruppo agli esordi è tutto difficile. Oggi o fai i talent o niente. Partire dall’autoproduzione è creare alternativa ai vari talent che per quanto sembrano promettere chissà che, alla fine offrono pochissimo spessore.raiz-mesolella-2

Dago Red uscirà il prossimo 6 maggio e quasi in contemporanea partirà l’omonimo tour, com’è il tuo rapporto con il live e con il pubblico?

Io devo tutto al pubblico ed al live, non vivo di discografia ma faccio tutto per il pubblico. Ho un rapporto che ho continuato e consolidato negli anni. Fondamentale anche per quello che noi andiamo a fare per sopravvivere oggi, per vivere oggi, noi vendiamo dischi e li vendiamo fondamentalmente ai concerti perché la gente nei negozi di dischi non è che ci va è più semplice andare su internet e comprare quando va bene, meglio ancora scaricare perché è gratis. E’ un po’ come se ci fosse un alimentari che regala il prosciutto ed a fianco ce ne è una che lo vende bello confezionato. Nel live invece è diverso, quelli che emozioni al concerto il più delle volte comprano anche il disco sulla scia dell’emotività del concerto stesso. Il concerto provoca un emozione profonda per la quale scaturisce pure l’acquisto, cosa che magari a freddo non è più come una volta. Personalmente i dischi li ho sempre comprati a freddo, senza aver bisogno del concerto, ma sono un appassionato di musica provengo da un altro percorso, in cui la musica è comprare i dischi, avere una bella collezione di dischi. Spesso da adolescenti giudicavamo le persone per quello che ascoltavamo ed avere dei dischi faceva di te una persona interessante. Oggi siamo su tutti altri parametri, i ragazzini di oggi non li comprano i dischi, non hanno niente, non hanno neanche un oggetto, hanno tutto nel telefono o nel tablet. Questo da una parte rende tutto più veloce e fruibile perchè si scambiano le informazioni, dall’altro però abbiamo perso il gusto di andare a casa, riunirsi e gustarsi le cose.

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